Esserci tra macchine e intelligenze artificiali

Quest’ anno il Festival Filosofia della mia città è azzeccatissimo, le “Macchine”. Non tanto perché siamo nella terra dei motori ma perché mai come oggi la tecnologia e le intelligenze artificiali, possono aiutarci a superare il “mostro con la corona in testa”, che come la peste, ci ha messo tutti alla prova.

Ma nonostante gli indiscutibili vantaggi delle nuove tecnologie, come sottolineato nel libro di  Marc Prensky, di fatto emergono nuove problematiche di natura cognitiva,  affettiva e relazionale.

E nascono nuove solitudini fatte di vuoto e aggressività.

Ne ho parlato con la mia amica e sorella d’infanzia Maria Grazia proprio questo sabato. Lei fa la psicanalista di professione e ha appena pubblicato un libro che parla di come ha vissuto durante il lockdown dal titolo “Corona Caos”. (Lo trovate su Amazon)

Il punto di vista di una psicanalista è molto interessante e lo sono soprattutto le considerazioni sulla forza che la vita ci dà quando la sappiamo accogliere e il coraggio di stare nella realtà.

Ci incontriamo una volta l’anno perché lei vive a Lecce, ma è come se facesaimo parte di una stessa trama.

Cos’è questo desiderio di tenersi presenti, questo bisogno di Esserci, inteso come essere presente e in contatto nel qui ed ora, che ha un significato differente dall’esserci artificiale che propongono le nuove tecnologie?

È importante la consapevolezza e la conoscenza di certi strumenti artificiali, attraverso i quali ci siamo sentite durante il confinamento. Ma come ogni strumento, è importante sapersene staccare.

Ma come fare se la macchina è diventata il nostro contatto con il mondo?

La fragilità dell’Esserci-con dei nostri tempi si evidenzia attraverso l’estrema debolezza dei legami, che manifestano un’ ampia instabilità e una grande conflittualità.
E se l’identità è liquida, anche il legame interpersonale è liquido, mutevole, individualista, fragile.

Ma so-stare nell’incontro con l’altro?
Sono capace di con-partecipare in un percorso di vita, di lavoro, di amicizia, di relazione?
Ed infine, so fermarmi (sostare) ad ascoltare per accogliere, so intercettare il vissuto emotivo, nell’incontro di corpi che si parlano? Le nuove strumentazioni mi rendono ancora capace di farlo?

Ed infine so anche ritirarmi nel silenzio per accogliere le idee, le emozioni e le immagini, per elaborarle e per stare nel mondo?

Ci siamo lasciate come sempre. Un abbraccio di sorellanza e ognuna per la propria strada. Sono tornata a casa e ho divorato il suo libro certa di trovare la sua voce in ogni riga. Penso che il nostro incontro e il contatto fisico abbiani alimentato questo desidero di conoscenza.

Spero quindi, di trovare qualche spunto interessante anche in qualcuna delle conferenze del Festival che inizierà venerdì per tutto il weekend.

Il tema è molto caldo ed è già iniziato l’anno scorso concentrandosi sulla ‘persona’ e il rapporto con le ‘macchine’.

Sicuramente vivrò come sempre la trasformazione di una città e del suo fermento. E lo farò con le giuste precauzioni ma dal vivo perché il vissuto è insostituibile.

Per quanto riguarda il Covid, ci regoleremo in quel momento.

Pubblicato da Dott.ssa Anna Perna

Formatrice ad approccio umanistico filosofico e Gestalt Counselor. Umanista convinta, mi occupo da oltre 15 anni di apprendimento continuo, di sviluppo della persona e delle comunità. Sono appassionata d'arte e di viaggi e per questo sempre in cammino.

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La vita è un’enorme tela: rovescia su di essa tutti i colori che puoi (Danny Kaye)

Ontologia, psicoanalisi, logica. Personale docente Università degli studi di Verona

Logica, filosofia della scienza. Psicoanalisi clinico didattica.

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