Tampax

Gli assorbenti ci accompagnano per tanto tempo. Si stima che una donna nell’arco della sua vita utilizzi almeno dodicimila assorbenti usa e getta. Si inizia con i pannolini per l’infanzia, poi arrivano le mestruazioni. Ci sono assorbenti di tutti i tipi: per la notte, per il giorno, per il flusso piccolo medio grande, interni ed esterni. Poi ad una certa età i pannolini diventano pannoloni per incontinenza e voilà. Abbiamo passato letteralmente la vita nel flusso.

Ho iniziato le mestruazioni un anno dopo che è morta mamma. Ed esattamente un anno dopo la morte di papà che entro in pre-menopausa. Lo so che è solo una coincidenza ma i segni sono importanti e raccontano tante cose di come siamo fatti.

Da bambina mi sentivo sfigata. Avevo nove anni quando mi è arrivato il primo ciclo. Non sapevo, non capivo. Mi davano solo fastidio e soprattutto non comprendevo la felicità di mio padre che sbandierava ai quattro venti questo “lieto” evento. Io non ci trovavo nulla di bello ed erano solo una seccatura di cui era meglio non parlare. In classe le altre bambine saltavano la corda, facevano la ruota e correvano. Io mi sentivo impacciata e passavo sull’altalena perdendomi nei pensieri. Sono sempre stata una bimba piena di immaginazione e la distrazione è un mio difetto. Poi un giorno mi hanno spiegato che quella distrazione poteva essere un meccanismo di difesa per deflettere dalle mie emozioni e ho iniziato ad osservare quando accade. È vero. Ogni volta che entro in contatto con una situazione scomoda la mia mente inizia a fare mille giri perdendosi nei mondi fantastici degli unicorni!

Ma siccome prima o poi devi tornare coi piedi per terra, mi sono accorta che le mestruazioni mi mettevano a contatto con un mondo profondo, viscido, doloroso ma anche intrigante e sconvolgente. Credo che a questo punto solo le donne possano capire di cosa stia parlando. Per gli uomini che vorrebbero diventare donne e che si accingono ad affrontare questo percorso vi dico che non vi perdete niente. Il ciclo è stato e sarà sempre una gran rottura di scatole! Ormoni che impazziscono, umore altalenante, aggressività comportamentale e tanta tanta tanta tristezza. Poi finiscono e via di nuovo per altri ventun giorni in santa pace.

Il mondo emotivo prende tante strade e il ciclo che ogni mese ci accompagna ne descrive la consistenza e i tabù. Sì, tabù perché certa gente fa ancora fatica a descrivere il proprio mondo interiore. E’ più facile parlare di sesso che di emozioni. Ma io ho imparato che è solo dandogli voce che riusciamo a gestirne meglio il flusso. Ho imparato a dire che sono arrabbiata quando c’è qualcosa che mi infastidisce e che non tollero. E ho imparato a notare anche quando succede. Mi arrabbio quando mi sento costretta e manipolata, compreso quando mi adulano. Perché sono abbastanza vanitosa e quando ci casco mi sento un’allocca!

Mi fa arrabbiare qualsiasi imposizione e qualsiasi forma di arroganza, di sopruso e di abuso. Sento che in certi schemi ci sto proprio stretta e in quei momenti reagisco in modo aggressivo.

Mi arrabbio quando sono triste. Ci sono arrivata da poco ma ho scoperto che il dolore, la malinconia, la vergogna e la colpa non mi si addicono. Così esterno tutto arrabbiandomi.

Ma io ci tengo alla mia rabbia, mi ha salvato in diverse occasioni. Quando è morta mamma ho pianto come un’aquila e poi mi sono ricomposta come si doveva, soprattutto come si doveva per una sorella maggiore. Ho pianto di rabbia quando mio padre si è risposato, ma non perché aveva scelto di rifarsi una vita, ma perché voleva decidere sulla mia. Avevo 16 anni ed era tutto molto difficile. Soffrire era quasi uno status symbol. Era naturale perché soffrendo sentivo tutto più vero. Soffrivo per tutto. Per me che non mi sentivo compresa, per le amiche che non si sentivano comprese e soffrivamo assieme. Soffrivo per le ingiustizie del mondo e mi arrabbiavo come Mafalda, il personaggio inventato da Quino.

Sì, oggi lo posso dire che mio padre non aveva tutti i torti. Sono stata un’adolescente ribelle e indomabile come diceva lui. Forse quel livore che mi portavo dentro e quella spinta a fare a modo mio che chiamavano testardaggine, si è trasformata in determinazione.

Ma il ciclo, come le emozioni è per definizione ciclico. Passa. E quando ho iniziato a capire che anche le emozioni passano se non ci ricamiamo troppo sopra, ho imparato a vivere con più leggerezza. Ho capito dopo quasi quarant’anni che sono stata una bambina voluta e amata. Se me lo avessero detto prima non ci avrei creduto. Perché ci vogliono anni per prendere le distanze e per vedere le cose da un’altra prospettiva. E oggi che sono in pre-menopausa sono così serena che mi posso permettere anche la gioia di vivere.

Ora questa consapevolezza è arrivata grazie ad un sogno. Io e mio padre stavamo passeggiando senza meta e ridevamo prendendoci in giro. È stato bellissimo. Lì ho finalmente capito che lui mi ha amata, solo che lo faceva a modo suo. Tante volte non ci sentiamo amati non perché le persone non lo facciano ma perché vorremmo esserlo come fa piacere a noi. Ma siamo tutti diversi e ciò che possiamo fare è accettarlo godendoci la parte buona delle cose e delle persone.

Quando siamo in sintonia amiamo per davvero. Nel senso che non ci aspettiamo nulla in cambio. E ci sentiamo amati. Ho la fortuna di avere pochi amici ma sono davvero speciali e mi sento molto grata per questo. Soprattutto quando possiamo trovarci per condividere i momenti di stupidigia. Quanto è importante la condivisione delle stupidaggini! Un aneddoto, uno scherzo, un momento di leggerezza che riempie l’anima. Abbandonarci sul prato a raccoglier nuvole che passano come i nostri anni e ritrovarci dopo mezze ere geologiche a ridere ancora delle stesse cose.

Ma quanto è bello prendersi in giro! Certo non tutti se lo possono permettere perché implica una sana autoironia e una buona dose di autostima. Ecco, vi consiglio di non farlo quando il livello di permalosità è ancora alto. In quei momenti vi consiglio invece un bel mattone in Tv e una bottiglia di whisky per piangervi addosso o un percorso di counseling. Se è più grave di psicoterapia! Che tanto prima o poi ci passiamo tutti e se non passiamo per di lì poco ci manca!

Dicevo che mi sento sempre più in armonia con me stessa e questo è davvero un toccasana. Lo dovrebbero sentire tutti e forse è anche per questo che ho scelto di dare una mano alle persone che mi chiedono di lavorarci su. Questo non significa che sono sempre allegra o che vivo in uno stato di costante euforia. Che poi mi dicono non sia neppure tanto salutare e potrebbe essere l’altra faccia della medaglia di una depressione! Significa che pur essendoci i giorni no, quelli dove va tutto storto da quando non riesci ad infilare le ciabatte scendendo dal letto o ti accorgi che la gatta ha pisciato sulle coperte; dove tutto ti cade di mano, dici la cosa sbagliata alla persona sbagliata nel momento sbagliato. Quelli in cui proprio non ne infili una giusta. Ecco, quei giorni lì sono sempre meno. E l’intervallo tra uno stato negativo e positivo diventa esattamente quello che passa tra una mestruazione e l’altra. Ora esattamente non so dire come saranno i prossimi tempi perché la pre-menopausa è solo cominciata. Ma se le emozioni negative le provo solo i giorni del ciclo e il ciclo inizia a saltare … beh, direi che ho fatto Bingo!

Ad ogni modo che storia questa della consapevolezza di sé e di tutto quello che viviamo lungo la nostra vita. Continuo ad essere così curiosa di come funzionano le persone che per me la tecnologia non ha fascino. Osservo ogni individuo con il quale mi relaziono e scopro mondi incredibili e spesso imparo tantissimo. Mi emoziona ascoltare le storie della gente e mi commuove vedere quando riusciamo a sciogliere qualche nodo esistenziale o allentiamo qualche corsetto troppo stretto.

Dentro ciascuno di noi è nascosta una poesia. Solo che non la sappiamo ascoltare e talvolta ci emozioniamo quando ne leggiamo qualcuna perché in quel momento riusciamo a cogliere un pezzettino di noi stessi. La poesia è la cosa più vicina alle emozioni che io conosca. Forse perché è fatta di ritmo e silenzio, di attimi, flusso e respiro. Ed esattamente come ci mettiamo in ascolto di una poesia, allo stesso modo dovremmo ascoltare la nostra voce interiore. Quella sana e vera. Quella che sa anche prima della ragione. E con essa dovremmo imparare a danzare. Esattamente come tutti i cicli della vita.

Ah, per amor di cronaca, nonostante la media delle donne sia solita consumare dai cinque ai nove tamponi al giorno, io i Tampax non li ho mai usati!

Se lo ritieni utile puoi condividere l’articolo sui tuoi canali. Se vuoi una consulenza per approfondire questi temi scrivimi. 

Grazie per il tuo tempo!

Pubblicato da Dott.ssa Anna Perna

Formatrice ad approccio umanistico filosofico e Gestalt Counselor. Umanista convinta, mi occupo da oltre 15 anni di apprendimento continuo, di sviluppo della persona e delle comunità. Sono appassionata d'arte e di viaggi e per questo sempre in cammino.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Nemesys

Il mio modo di esserci

Il Diario di LaMeLa777

La mia vita qualunque!

nonsolobiancoenero

La vita è un’enorme tela: rovescia su di essa tutti i colori che puoi (Danny Kaye)

Ontologia, psicoanalisi, logica. Personale docente Università degli studi di Verona

Logica, filosofia della scienza. Psicoanalisi clinico didattica.

La psicoanalista rinascimentale

Storie di follia ordinaria

Sicilia

Il nostro viaggio d'istruzione

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: