Il teologo Vito Mancuso, nel suo bellissimo saggio “La vita autentica” 8, si chiede quale sia la qualità che fa di un uomo “un vero uomo”.
Secondo Mancuso, l´autenticità è una dimensione per cui un uomo è quello che è, al di là di quello che possiede, di quello che sa, e anche al di là di quello che compie. Come San Paolo sostiene che non bastano neppure le azioni, perché persino dietro atti eroici e gesti sublimi di carità ci può essere solo narcisismo.
Egli ritiene che nella pienezza del concetto di autenticità siano presenti due dimensioni, una soggettiva e una oggettiva9. La prima riguarda il rapporto del soggetto con se stesso e si traduce in genuinità, spontaneità, schiettezza. La seconda riguarda il rapporto del soggetto con gli altri e si traduce in sincerità, onestà, fedeltà, giustizia.
Il livello soggettivo dell´autenticità si riferisce al fatto che ogni essere umano è in se stesso interiorità ed esteriorità. La situazione di autenticità soggettiva si ha quando tra l´esteriorità (le parole che uno dice, le azioni che uno compie) e l´interiorità (le intenzioni che lo animano, i sentimenti che prova davvero) c´è armonia. Un uomo così dice quello che pensa, compie quello che crede, sente davvero quello che manifesta.
Ognuno di noi infatti è abitato da una duplice melodia, una polifonia: una melodia interiore che risuona da sé quasi in modo necessario e una melodia esteriore che eseguiamo consapevolmente in relazione agli altri con le parole, le azioni, i sorrisi, i silenzi e le altre consuete cerimonie quotidiane. Quando tra i due motivi c´è armonia, siamo in presenza di una persona soggettivamente autentica, e a mio avviso gentile.
La gentilezza è allora l’espressione del livello di armonia interiore, che in un secondo momento esprimiamo attraverso il nostro modo di agire. La persona che si esprime attraverso la gentilezza è colei che ringrazia e chiede scusa, quella che rispetta le file e non sorpassa in autostrada come con quell’arroganza tipica di chi non è accorto all’altro.
Ritengo, infatti, che l’arroganza sia l’esatto contrario della gentilezza, una bruttura dell’animo che ha cause ben più profonde delle esigenze imposte dallo stress ambientale, che pure esiste.
Infatti questo primo livello di autenticità non è sufficiente in quanto un uomo può essere al proprio interno del tutto autentico, ma tuttavia vivere per un ideale sbagliato. Il caso esemplare è il fanatismo, politico o religioso. È probabile che i mafiosi o i brigatisti siano intimamente autentici, ma l´ideale a cui un uomo è fedele può essere distruttivo per gli altri e una prigione per lui.
Occorre quindi un secondo livello per una vita realmente autentica, il livello che concerne la qualità dell´ideale che attrae e modella l´energia vitale. A questo riguardo annotava Marco Aurelio: “Ognuno vale tanto quanto le cose a cui si interessa” 10. Parole corrispondenti a quelle del suo quasi contemporaneo Gesù di Nazaret: “Dov´è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Matteo 6,21).
A questo secondo livello l’ autenticità rimanda a una specie di permanente tensione di tutto noi stessi verso la ricerca, la comprensione e la giustizia.
Si tratta di una tensione che conduce il soggetto a uscire da sé superando i suoi interessi immediati , compresi quelli del partito o movimento o chiesa in cui milita, a cui non sacrificherà mai la sua onestà intellettuale, a cui non venderà mai la sua anima.
Come per i giudici Falcone e Borsellino, la fedeltà alla verità e alla giustizia sono per l´unico faro. In questo modo il soggetto non si perde, ma si ritrova a un livello più profondo, e si compie divenendo un vero uomo.
E allora, il vero uomo diventa colui che ha trovato qualcosa più grande di sé per cui vivere, ma che proprio per questo acquisisce un timbro personale inconfondibile. Si consegna a qualcosa più grande, diviene veramente se stesso pur rimanendo attento alla relazione con ciò che lo circonda. Egli è libero da ogni servilismo interiore ed esteriore. Egli non obbedisce ma pensa, sente e agisce.
La vita, vissuta nella sua autenticità è un viaggio che, attraverso la consapevolezza, mette in relazione la dimensione soggettiva dell’essere umano con quella della realtà oggettiva. L’autenticità ha una natura relazionale e l’uomo autentico è colui che vive all’insegna della virtute come espressione del bene e l’amore per la verità come espressione della ricerca. Un Ulisse dantesco, condannato paradossalmente all’inferno dalla teologia tradizionale e dalla fede strumentalizzata dal potere, che vuole l’uomo solo come essere che crede ciecamente senza capacità critica e coraggio di opporsi alle verità assolute.
“Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza” 11
8 Mancuso, La vita autentica, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2009
9 Ibidem, pag 12
10 M.Aurelio, Pensieri, op.cit, VII,3,p.141
11 Dante, La Divina Commedia. Inferno, canto XXVI, versi 118-120
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