Lo stoicismo proclamava che la natura peculiare dell’uomo è il logos e l’uomo deve vivere attuando proprio la ragione. Quindi, l’uomo – indipendentemente dalla sua condizione personale, sia esso potente o umile o schiavo – viene proclamato libero e capace di giungere alla virtù: vero libero è il saggio, vero schiavo è lo stolto.
Non c’è quindi da meravigliarsi se nello stoicismo ritroviamo fianco a fianco un imperatore, Marco Aurelio, e un ex schiavo affrancato, Epitteto.
Non è un caso che la virtù perseguita dagli stoici era la fermezza: Saldezza, solidità, stabilità. In senso figurato, serena ma energica risolutezza e forza d’animo di fronte alle avversità, alle difficoltà, al dolore fisico e morale.
Nel linguaggio corrente si utilizza la parola “stoico” per indicare un comportamento ammirevole per virtù, saggezza e coraggio. Per gli stoici, d’altra parte, lo scopo del vivere è il raggiungimento della felicità ed è il comportamento etico a determinare in che cosa esattamente consista questa felicità e quali siano i mezzi appropriati per raggiungerla.
Per gli stoici, la filosofia è l’arte di vivere bene coltivando l’animo attraverso le avversità.
Ma noi siamo abituati al ‘tutto subito’!
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L’abitudine a soddisfare le nostre “voglie” nell’immediato ci rende fragili perché non siamo abituati a “tenerci la pancia” contenendo la frustrazione del momento.
Eppure, sappiamo che le stagioni hanno il loro corso, che le donne per partorire devono avere le doglie e che il flusso della vita è fatto di momenti più o meno lunghi, più o meno dolorosi ma pur sempre dei momenti.
Non supereremo questo virus perché ci siamo dimenati, abbiamo imprecato, fatto finta di niente, né tanto meno perché abbiamo riversato la nostra rabbia verso il Governo. La supereremo perché finirà e noi avremo perso un’occasione.
L’occasione di guardarci dentro per contattare le nostre risorse per fronteggiare
la situazione anziché subirla.
Lo hanno imparato – spero per loro – tutte le aziende che dopo il terremoto del 2012 hanno riaperto frettolosamente i capannoni rischiando non solo la vita delle persone ma producendosi in alcuni casi, danni maggiori che se avessero atteso.
- Come vogliamo essere quando sarà tutto finito?
- Quali errori non vogliamo più fare?
- Con quali persone vogliamo stare?
- Cosa vogliamo nel nostro futuro?
- Cosa siamo disposti a sacrificare?
- Cosa a rischiare?
- Che tipo di persona vogliamo diventare?
Se solo ci avessero insegnato che il tempo della sofferenza è tempo speso a fare palestra per rafforzare l’animo, ora avremo quelle due virtù che gli antichi dicevano necessarie per guidare l’esistenza: fermezza e coraggio,