Assistendo ad una conferenza sul tema Etica e Intelligenza Artificiale, ho conosciuto Paolo Benanti, docente di etica delle tecnologie e membro del Gruppo di esperti del Mise il quale si occupa di sviluppare un’etica degli algoritmi.
La creazione di intelligenze artificiali (AI) capaci di avvicinare sempre più il modo di “pensare” di una macchina a quello umano è probabilmente una delle sfide più impegnative che attendono l’uomo nei prossimi anni.
Per Benanti la AI non serve a fare una cosa nuova ma è una tecnologia che cambia il modo con cui facciamo tutte le cose. Un po’ come accadde con l’introduzione dell’energia a vapore o della corrente elettrica”. Le AI “possono surrogare la presenza umana in alcune azioni ma non possono certo sostituire l’uomo”, assicura.
L’artefatto tecnologico può cambiare la comprensione che l’uomo ha di se stesso e del mondo. È già accaduto in passato quando nel XV secolo con la lente convessa abbiamo generato il telescopio e il microscopio. Con l’infinitamente lontano e l’infinitamente piccolo la comprensione dell’universo e del nostro corpo è cambiata. Oggi il computer che lavora sui dati genera uno strumento che potremmo chiamare “macroscopio” e la comprensione che abbiamo del mondo e di noi stessi sta cambiando. L’insorgere dell’intelligenza artificiale sta già modificando la percezione che abbiamo di noi, basti pensare alle neuroscienze o ai modelli di fisica teorica o di astrofisica.
Inoltre, Benanti sostiene anche che le macchine non saranno mai in grado di autodeterminarsi consapevolmente, perché la consapevolezza è una qualità umana e richiederebbe un’intelligenza generale e non specifica come quella artificiale. Richiederebbe che fossimo in grado di creare non qualcosa ma qualcuno. Proprio per tali motivazioni, è però importante che si continui ad interrogarsi sugli esiti di tali mutamenti dal punto di vista etico.
In questo senso è nato il documento che mira a sostenere un approccio etico e umanistico all’Intelligenza artificiale.
Lo scopo è promuovere tra organizzazioni, governi e istituzioni un senso di responsabilità condivisa con l’obiettivo di garantire un futuro in cui l’innovazione digitale e il progresso tecnologico siano al servizio del genio e della creatività umana e non la loro graduale sostituzione.
Parole d’ordine: Trasparenza, Inclusione, Responsabilità, Imparzialità, Affidabilità, Sicurezza e privacy.
I primi firmatari: mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita (sponsor dell’iniziativa); dr. Brad Smith, Presidente Microsoft; dr. John Kelly III, VicePresidente Esecutivo IBM, dr. Dongyu Qu, Direttore Generale della FAO, Il Ministro Paola Pisano per il Governo italiano.
Brava
"Mi piace""Mi piace"