Voglio condividere un mio monologo scritto nel 2005 ma ancora molto attuare perché descrive ciò che spesso si vede.
Sofia, attrice semiprofessionista, entra sul palcoscenico dinnanzi ad un regista per fare un provino. In scena c’é buio. Timidamente s’affaccia, poi finalmente si siede su una sedia al centro. Si accende una luce sull’attrice che se ne sta seduta sul bordo in evidente imbarazzo; la timidezza iniziale si trasforma improvvisamente in un fiume di parole che vengono pronunciate senza sosta. Gli intervalli sono imbarazzanti pause caratterizzate da pesanti sospiri. Nella penombra c’è un uomo, il regista, che rimane per tutto il tempo del monologo di spalle, appoggiato alla sua scrivania mentre fuma costantemente. A volte fa cenni con la testa come per annuire o sottolineare ciò che l’attrice dice ma ha la testa abbassata su un copione e non si capisce se davvero ascolta. Sofia vestita in modo buffo e all’apparenza in sovrappeso per i tanti abiti che indossa, a poco a poco nel corso del monologo si trasformerà in una donna vera togliendosi quel travestimento in sovrappiù che la rende quasi assurda ed esageratamente personaggio…alla fine sarà se stessa vestita di scuro…anche i capelli cambieranno, forse all’inizio si presenterà con con una parrucca…qualcosa che al termine una volta tolta, mostrerà la semplicità di una persona che è costretta a troppi mascheramenti per potersi presentare come realmente è…una donna che desidera solo parlare. Sofia si guarda intorno imbarazzata. Sofia vede che seduto su una poltrona si trova il regista e inizia a parlare
Sofia – Buongiorno Dottore si ricorda di me vero? Noi ci siamo conosciuti lo scorso anno al termine del suo brillante spettacolo! Le sono inifinitamente grata di avermi dato questa piccola opportunità…sa, non capita spesso di poter parlare a ruota libera, di dire quel che si ha dentro senza il timore d’essere poi giudicata ... (l’uomo muove la testa come per suggerirle di procedere).
No, stia tranquillo Dottore, le risparmierò la storia della mia vita confidando nel fatto che avrà sicuramente letto “I Miserabili” …. Che le posso dire … la mia attrice preferita’? Barbara Streisand!!! A proposito si ricorda il film “Come eravamo”?
Comincia a canticchiare la musica del film
Si, quando lui, Robert Redfort alla fine del film guarda la Streisand dalla parte opposta della strada con malinconico sollievo – fa una pausa lunga e sognante – Ha notato qualcosa di strano in quella scena? Lo sapevo, non lo fa quasi nessuno. Faccia mente locale e provi ad immaginarsi il tutto: il film sta per finire, zoommata in primo piano su Robert Redfort…. Sssttt Silenzio… con l’occhio destro lui pensa: “ però, che bella storia è stata la nostra, piena di momenti di intensa partecipazione, di risa e di pianti, di battaglie e di buon sesso….”, ma con l’occhio sx, quello che dice la verità pensa, “Menomale che è finita!
Come Dottore, dice che sono cinica? parlo per esperienza personale, sa … succede! Si perché quando ritorni a casa la sera dopo una giornata passata nella giungla quotidiana vuoi poterti riposare e invece succede spesso di ritrovarsi in una spece di burrasca coniugale, iniziata per una semplice ciabatta messa fuori posto, ma che per l’intensità esprime anni di cose non dette, aspettative disilluse, sentimenti mutati….perché spesso non ci si ricorda neppure il motivo che ci ha fatto mettere insieme, e talvolta neppure il motivo per il quale ci si è allontanati…. È che a volte ci si lascia perché le cose sono semlicemente cambiate …. no, Dottore, non finite…. CAMBIATE. (è evidentemente emozionata, il caldo le fa togliere un altro capo dell’abito)
Lo dicono i più grandi psicologi, quelli ai quali racconti la tua vita, piangi e ti sfoghi, stai male come un cane e alla fine per tirarti su di morale sganci 70 euro all’ora per sentirti dire che, il tuo rapporto simbiotico, derivante da un’alterazione dell’attaccamento iniziale con la figura materna e da un complesso edipico non ancora del tutto superato, ti hanno portato fino all’apice di un rapporto che non poteva finire in modo diverso….e che nel rendersi conto di quanto succede c’è la grande opportunità di crescere……eh?? Che fortuna vero??? (È fortemente emozionata)
Beh, dopo un lungo percorso di autoconsapevolezza pagata fior fior di euro, un febbrone da cavallo, e una colica renale in una notte di bufera esterna ed interna, ho cominciato a pensare che forse gli psicologi dicono in modo complicato qualcosa che la vecchia saggezza contadina dice da secoli! Mia nonna diceva sempre “Lascia che l’acqua la vada in basso!” È una questione naturale!!! Panta rei, tutto scorre, omia…mutandas…Non trova? … Beh, allora provi a mettersi daccordo con la natura se ci riesce!… Ma la verità è che tutto scorre e noi possiamo davvero impegnarci, sbatterci con tutti noi stessi, ma c’è una forza più grande di noi che dirige il tutto…. la natura della cose…insomma la verità è che la vita è fatta di cambiamenti improvvisi, inaspettati, dolorosi talvolta..…Già, dolorosi per lo più….si perché non è stato per nulla facile varcare quella soglia, portare via qualche mobile condiviso, far le valige mentre lui è nell’altra stanza che fa finta di non sentire o che piange nel suo silenzio….non è stato facile spiegare agli amici e ai parenti che il lasciarsi non è sempre il risultato di una presunta colpa, che non ha senso ricercare un colpevole, non aiuta….dio com’è difficile rimanere vicino a qualcuno sospendendo il giudizio!!!! (ora abbassa il tono di voce, quasi sussurrato e introspettivo. Si asciuga il sudore, forse misto a lacrime che cerca di trattenere. Si soffia il naso)
Ma sa cos’è ancor più difficile? …. Sistemarsi finalmente in un luogo intimo e quieto e sentire che li dentro si è da soli e…. non riuscire a ritrovarsi … Si perché una volta varcata la soglia ti si apre un mondo di infinite possibilità che prima non avevi voluto considerare. È come perdere lo sguardo in una distesa prateria, dove il confine dell’orizzonte si mescola con il cielo, e tu ti senti piccola piccola davanti all’immensità della natura! Fa paura. Paura di perdersi, di non riconoscersi più … Il cambiamento…….
Il fatto, è che siamo noi italiani che non ci sappiamo adattare ai cambiamenti, il posto di lavoro deve essere fisso…l’amore deve essere eterno…le cose che vogliamo, anche le più inutili dobbiamo averle a tutti i costi altrimenti ci fissiamo che la vita è uno schifo…. non ci riusciamo proprio a pensare che senza due cellulari si possa vivere benissimo, che senza un auto da 40 mila euro possiamo andare comunque in giro con una che ne costa un terzo e viaggiare alla stessa velocità…magari in bicicletta…il comune ha speso tanti soldi per costruire piste ciclabili….Ne guadagneremmo in salute smaltendo i nostri culoni, stanchi di rimaner ore ed ore seduti davanti ad un computer e ne guadagnerebbe la nostra atmosfera che ormai è satura di smog, non trova?……E poi con il traffico delle città il tempo di percorrenza per spostarsi da un luogo all’altro è lo stesso sia che si pedali con una modesta due ruote che si guidi una comoda auto da 5000 cavalli…
Ma ne parli con un Balinese, sì uno dell’isola di Bali, mentre festeggia la morte di sua madre tra le ballerine legong e l’eterna lotta tra il bene e il male e che al ritorno dalla cerimonia continuerà tranquillamente la propria vita accettando il fluire degli eventi…pausa
Il problema sta proprio li, il bene e il male…gli opposti…Eva e Adamo. Adamo ed Eva. Vittima e carnefice……Oh, lei dice che la seduzione femminile è il motore del mondo?
Eh si, forse lei ha ragione, in alcuni casi è successo…soprattutto sul luogo di lavoro, dice? … umm…. (riflette un’attimo, come se volesse esprimere qualcosa che non riesce a tirar fuori con un ragionamento lineare)
Il mondo del lavoro … sempre più competitivo… ti induce a varcare la soglia di casa armato come un “Rambo”, con il coltello tra i denti e l’ulcera perforata che non ti fa godere più neppure dei piaceri della tavola …Lo so che è un problema molto complesso…ma proprio non capisco come possa funzionare in questo modo. Per non parlare poi di come noi donne continuiamo a sentirci…Pausa
… Ah, dice di no, dice che sono esagerata? Che non è più come una volta? Allora mi spieghi perché una donna, che ha gli stessi diritti di un uomo, il che significa che talvolta deve pure lei portare la cravatta e i pantaloni, magari fumare il sigaro e camminare a gambe larghe mostrando quegli attributi che le consentono di sentirsi in gamba e di fare carriera, ma che lo psicanalista si diverte a rimproverarle come un’invidia repressa nei confronti di un ipotetico pene… mi spieghi e mi faccia capire perché non può mostrarsi dolce e gentile, delicata e premurosa, magari un po’ irrazionale e fantasiosa, altrimenti…come fa a fare carriera? Perché, dicevo, questa uoma, quando torna a casa deve comunque essere (detto con fastidio) FEMMINA mentre stira, mentre lava i piatti, mentre cucina, mentre spolvera mentre… “A Marcé, e vieni acullà l’pupo che me si strina il ragù che poi chi la sente tua madre. E dai muoviti, che oggi alle 4 devo andare dalla parrucchiera, che stasera c’ ho la cena di lavoro, che se mi vedono in queste condizioni, altro che bonus sulle vendite, mi spediscono a leccare i francobolli e a fare le pulizie…come se non bastassero quelle che faccio (tono ironico) a casa mia!…… Beh, tanto a pensarci bene lo faccio già, perché il nuovo direttore del personale, si quello che si occupa delle “uman resources”, ha licenziato ben 30 persone questo mese, dicendogli che “gli offriva l’opportunità di portare a casa una buona uscita che avrebbe loro consentito di fare una bella vacanza a Viserbella e di dedicare più tempo alla famiglia”……MA STIAMO SCHERZANDO?….Altro che lotte per la parità dei diritti!!!! La verità, purtroppo, è che le femministe, quelle che hanno combattuto per la famosa parità tra uomo e donna, non avevano considreato che oltre alla mole di lavoro da svolgere dentro casa, si sarebbe aggiunta quella all’esterno….Perché non è sempre vero che gli uomini collaborano …anzi, ci sono quelli che tornando a casa, insoddisfatti per come gli sono andati gli affari, accendono il televisore e senza nemmeno un cenno di conversazione vorrebbero che tu, che non puoi sapere quali sono i pensieri di un uomo, non puoi capire le responsabilità del suo ruolo all’interno dell’azienda,
Allora ho pensato che forse è meglio sorridere, guardare il capo con aria da gheisha e fare le pulizie in ufficio prima dopo e durante il lavoro, che almeno non ho a che fare con quei maledettissimi calzini scuri nel bucato bianco, che rendono la vita … maledettamente grigia!!!! ( infuriata, con gli occhi di fuori dalle orbite)
Capito, Dottore? Capito perché sto a fare un provino???? (si toglie le scarpe e la parrucca, non ha più trucco è finalmente vestita normalmente) Perchè non ho ancora capito se sia meglio ricoprire un “ruolo” di prestigio in azienda o accontentarmi delle piccole soddisfazioni derivanti dalla famiglia, perché tutte e due insieme mi sembrano troppo! Perché con tutta st’esperienza che ho acquisito tra provini, recite seppur amatoriali, esperienze personali e lavorative, viaggi per l’azienda…per tutte le volte che mi sono sentita dire dai miei “con tutti i soldi che abbiamo speso per farti studiare, neanche un lavoro decente ti sai trovare?”
Da ora il tono cambia. Nella voce c’è più pienezza, il volume è più basso
Perché attualmente non mi sento me stessa da nessuna parte. Per tutte le volte che volevo dire una cosa ed era l’esatto opposto di quello che sento esplodermi dentro, perché in questo mondo, c’è chi dice, “chi non sa fingere, non sa regnare” e se sei una donna devi saperti mostrare forte e dura anche quando vorresti piangere perché essere diversa da come sei fa male…per tutte le volte che invece mi sono sentita me stessa mentre interpretavo ruoli di donna….Perché attraverso l’interpretazione di un personaggio posso veramente esprimere me stessa….. Paradossale dice lei?
Ma ci pensi bene …. pensi a quante volte ci si mette la maschera prima di uscire di casa. A quante volte si adottano sorrisi di circostanza, si strozzano le parole in gola davanti ad un’autorità o ancor peggio davanti ad una persona cara. …Il teatro…strana alchimia mentire onestamente, mostrare il cuore attraverso la finzione e la poesia. Ed è proprio attraverso la finzione scenica che si può esprimere in prima persona se stessi rivelando l’autenticità attraverso la ricerca. Quello che si ricerca non è la verità assoluta, ma rimanere vicini ai sogni più intimi… per cambiare senza perdersi (a bassa voce). Il palcoscenico è l’unico luogo che mi permette di sentirmi a mio agio, nonostante mi metta a nudo. E così mi sento viva. Sempre nuova e diversa. Perché come dice il poeta “lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine …” (Pausa)
Allora ci penso e mi dico che io ho… IO HO IO DI-RIT-TO DI FA-RE L’AT-TRI-CE!!!!!! Io ho il diritto di provarci, di esserci sul serio … di vivere la finzione e realtà, dove non mi devo preoccupare di ciò che sento…. e non avrò più bisogno di proteggermi con un’immagine che non mi rappresenta.
(protraendosi in avanti e scandendo bene le parole; ora l’attrice è seduta appoggiandosi allo schienale, ha le braccia lungo i fianchi e le gambe a x. Lo sguardo perso nel vuoto come se si fosse resa conto di aver esagerato. Poi con un filo di voce e in modo lento dice le utlime parole contenta anche solo di aver potuto tirar fuori il suo mondo. Ora non le interessa più l’esito del provino. Se ne può andare)
È tutto qui, Dottore, spero di non aver esagerato, spero di poterle in qualche modo essere utile per lo spettacolo che …. (lo dice in tono interrogativo. Il regista di spalle fuma e con voce algida dice) Grazie, le faremo sapere. Avanti un’altra!
Sofia si china si rimette alla bell’e meglio i suoi abiti ed esce di scena.
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