Bisogno di ridere

Come la melanconia è la tristezza diventata leggera,

così lo humour è il comico che ha perso la pesantezza

corporea e mette in dubbio l’io e il mondo e tutta la rete

di relazioni che li costituiscono.

(Calvino Lezioni Americane p. 21)

Studiando ed insegnando l’arte del Teatro, mi sono accorta che il senso del comico è forse l’aspetto più difficile su cui lavorare.

Guardate cosa dice l’attrice Anna Marchesini a riguardo e continuate a leggere.

 

 

Cosa succede quando ridiamo? O meglio cosa deve succede per ridere?

Molti autori hanno affrontato questo aspetto dell’essere umano: Bergson, Pirandello, Dupréel, Bachtin, Freud, ma io mi sono appassionata all’aspetto che tratta Bateson: la relazione.

Per Gregory Bateson il punto risiede nell’identificazione di un tipo particolare di messaggio che ha per oggetto “le relazioni, nella comunicazione stessa”.

Bateson esplora la comunicazione umana allo stesso modo con cui nel 1955, aveva affrontato il tema del gioco (pubblicato, dallo stesso editore, col titolo Questo è un gioco ) mettendo alla prova i concetti cardine della propria teoria della comunicazione, attraverso l’analisi dell’umorismo.

La sua ipotesi è che nella barzelletta si produca un effetto di inversione figura-sfondo e che questo movimento, è una chiave dell’umorismo e del  paradosso, elemento già più volte trattato anche dalla Gestalt di F. Perls.

A differenza del motto di spirito freudiano, Bateson pone attenzione all’influenza della comunicazione sulle relazioni e di come la dimensione dell’umorismo ne diventa una componente necessaria soprattutto in situazioni conflittuali e di stress.

L’arte di relazionarsi, richiede un’apertura agli altri, una delicatezza e una preparazione che investe l’intera soggettività a partire da una propria pratica filosofica. E’ una vera disciplina dell’anima che richiede attenzione e consapevolezza, la stessa adoperata dagli artisti, i bambini mentre giocano o  i cosiddetti folli. Ritengo, infatti, che tale disciplina, poiché richiede una costante indagine su se stessi e il proprio modo di relazionarsi, costringa in qualche modo a mettere in discussione.

Quindi il riso e l’umorismo in generale, possono essere utilizzati come una difesa contro l’ansia, tant’è che alla fine di un momento di tensione, spesso reagiamo con un sollievo manifestato attraverso una risata.

Lo scoppio di una risata e il respiro che ne segue, danno inizio ad un profondo stato di rilassamento, in cui viene modificata la composizione del sangue: tale modificazione è dovuta al rilascio di particolari neurotrasmettitori da parte dell’ipofisi, le beta-endorfine, anche dette “oppioidi endogeni”, in quanto antidolorifici naturali.

Il riso è una “sfida impertinente alla speculazione filosofica”24, afferma la professoressa Forabosco. Infatti, per analizzare l’umorismo servono umiltà e pazienza, perché l’umorismo è un fenomeno assai complesso e insieme è una virtù diffusa. Un’indagine in questo campo ha trovato che circa il 94 % delle persone afferma di avere un buon senso dell’umorismo superiore alla media.

Perchè, dunque, abbiamo bisogno di ridere?

L’umorismo crea da una parte ordine e dall’altra disordine.

Ridere è una delle esperienze che vengono compiute, apparentemente, senza il perseguimento di finalità, senza che venga sentito che esiste qualcosa, di essenziale, da “dover fare”.

Sperimentare l’umorismo va inteso come la capacità di mettersi in uno stato gioioso e di godibile stasi. E’, quindi, un’esperienza piacevole, che si ricerca perché è piacevole e, di regola, non ci si aspetta che soddisfi altre esigenze o raggiunga altri scopi. L’unica vera funzione sarebbe dunque quella della produzione di un’esperienza di benessere.

Il riso ci costringe a rivedere gli assunti di base che determinano la nostra visione del mondo, fondamentale per capire meglio il punto di vista degli altri o per affrontare certe problematiche con occhi diversi.

Il riso ci sorprende costringendoci in una situazione paradossale ma non è minacciosa. Probabilmente l’effetto del riso è spiazzante proprio perché ci porta fuori dal nostro modo usuale di vedere le cose lasciando però che contemporaneamente sussista.

 

 

Riferimento

A. Perna, Attraverso la gentilezza, 2010

24 G. Forabosco , Il settimo senso: psicologia del senso dell’umorismo,  Franco Muzio Editore Padova, 1982, op. cit. pag 35

 

Pubblicato da Dott.ssa Anna Perna

Formatrice ad approccio umanistico filosofico e Gestalt Counselor. Umanista convinta, mi occupo da oltre 15 anni di apprendimento continuo, di sviluppo della persona e delle comunità. Sono appassionata d'arte e di viaggi e per questo sempre in cammino.

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Logica, filosofia della scienza. Psicoanalisi clinico didattica.

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