ENNEAGRAMMA, CARATTERI DI PENSIERO E LA PAURA DELLA VICINANZA
Questa volta ho deciso. Lascio Bianca e me ne vado a via! Lo so che è la donna della mia vita ma quando stiamo insieme mi sembra così invadente. Insomma, dovrebbe capirmi, ormai stiamo insieme da una vita! E adesso si aspetta che le chieda di sposarla… E se poi va male? Ecco, lo so, sono sempre il solito…. È come sul lavoro. Sì, i colleghi sono simpatici e la direttrice ci tiene a me, si vede… ma tutte quelle riunioni non le sopporto più. Non sono i ragazzi il problema, ma i genitori… tutte quelle ore a dover parlare parlare parlare ….
È che io non ce le ho le palle per cambiare vita. Il mio analista dice che mi crogiolo in questa fissità chiamata pensiero… non lo so se è come dice lui. E poi dopo tutti gli sforzi per vincere questa cattedra non me la sento proprio di mollare tutto. Sai che sofferenza per mia madre! Dovrei impormi, tirare fuori le palle e invece mi tengo tutto dentro. Tanto le discussioni sono soltanto perdita di tempo come quando da piccolo assistevo alle mute polemiche tra i miei… Io le liti non le sopporto!
Bianca e Paolo dicono che sono avaro. Non di soldi che in realtà spendo volentieri…questo mese ho comprato su Amazon ben trecento euro di libri! Dicono che mi concedo poco. Che sono evasivo. Poi Bianca dice che quando stiamo insieme in realtà sto sempre con la testa da un’altra parte. Sì, forse è vero. Mi piace pensare! Dice che quando mi chiede un’opinione al massimo le concedo una citazione. Ma insomma, il sapere è vitale. Chi padroneggia le informazioni possiede il potere! E infine, dice che non rischio mai. Ma cosa vogliono da me? Insomma, sono una persona discreta e non voglio pestare i calli a nessuno… E poi non si sa mai cosa possa capitare! A volte mi sembra di non star bene da nessuna parte tranne nella nostra bellissima biblioteca di città. Lì sì che mi sento davvero a mio agio assieme a Kant, Hegel, Schopenhauer …
***
I tre caratteri di pensiero descritti nell’ Enneagramma
sono avarizia, paura, gola
sono diffidenti perché pensare è meno pericoloso che agire!
Passano il tempo elaborando pensieri e sistemi filosofici anche seri. I diffidenti si difendono trattenendosi, tirandosi indietro.
È uno stile basato sulla ritirata strategica. La diffidenza infatti è uno strumento: per non avere abbastanza diffidenza i bambini finiscono sotto gli autobus, morsi dai serpenti, eccetera. Questi caratteri si formano attraverso un attaccamento evitante. È come se il bambino dicesse: “Sì, c’è un ponte, lo vedo, ma io rimango di qua”. Rimanendo sulla sua sponda, il bambino non risente delle fluttuazioni del ponte, ma neanche raggiunge l’altra riva, e copre l’abisso della distanza col pensare l’altra persona, invece di arrivare fisicamente fino a lei. Non è che non investa emotivamente, è solo un problema di distanza: voler bene a qualcuno da dieci metri di distanza è differente dal volergli bene da un metro, e qui la prudenza della diffidenza tiene a bada il dilagare della paura.
Una persona con un carattere di diffidenza in genere ha sperimentato poco lo scambio di aggressività nel campo delle relazioni affettive. Quando un bambino con questo tipo di carattere sente rabbia, si ritira: se non ha sperimentato l’aggressività con i genitori, più va avanti e meno la sperimenta, e più si ritira e più ha la sensazione che se la esprime i rapporti si possono spezzare.
La loro intima sensazione è quella di non riuscire a farsi amare, per cui devono tenersi sempre quello che c’è perché se si rompe dopo non si ricostruisce.
Sono apparentemente miti, ma possono scoppiare improvvisamente come una bomba a mano. Infatti, possono passare all’attacco arrabbiandosi quando sono disposti a perdere il rapporto. Quando diventano aggressivi, i caratteri di pensiero non di rado lo diventano in modo persecutorio, perché per loro non è mai semplicemente un fatto istintivo, devono mettere in piedi una ideologia paranoica.
Una persona diffidente non si fida a prescindere dalla situazione, e con la fantasia cerca sempre le peggiori eventualità …. ritiene che solo pensando continuamente al peggio c’è modo di evitare le grandi catastrofi della vita. La diffidenza ha un sapore un po’ ombroso, un sapore di bassifondi o di biblioteca. Ha un po’ l’odore dell’olio dei motori, olio bruciato, il sapore della paura, che è oscura e dolorosa: ha un sapore di ombra, di dolore ingoiato, un dolore che si estingue dentro.
Queste persone desiderano che l’altro sia così lungimirante da poterle capire, cioè approvare, incondizionatamente, e placare così la loro diffidenza.
disegni di Fabio Magnasciutti e Jack Vettriano
Per approfondire
Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi. L’enneagramma dei tipi psicologici, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1996
http://www.claudionaranjo.net/index_italian.html
Una opinione su "L’insostenibile eleganza del riccio"