Di che colore è la tua anima? Esplorando la Spiritualità nel Caos Tecnologico

Se stai leggendo questo articolo convieni con me che hai un’anima. Oggi la mia è color indaco il colore della spiritualità. Potremmo andare avanti con altre similitudini: se fosse un suono sarebbe quello delle campane tibetane che ho visto in Nepal. Se fosse un paesaggio sarebbe l’oceano attraversato nei miei viaggi. Se fosse un oggetto sarebbe il mio diario perché scrivere è un modo per darmi un’anima.

È la nostra coscienza che si forma nel momento in cui la spinta a conoscersi, a migliorare e a prendere una direzione diventa necessario come l’aria che si respira per non svuotarsi.

Esattamente come la metafora della cittadella descritta nel libro “Critica della ragion demoniaca” di Rick Dufer, in cui si abbassano le sentinelle per far entrare qualsiasi cavallo di Troia. C’è un capitolo che mi ha particolarmente incuriosita che riguarda la tecnodemia, intesa come “il fulcro al quale abbiamo affidato la nostra esistenza” per rispondere al caos della vita. Sembra proprio che noi umani abbiamo confuso lo scopo con i mezzi lasciando che la tecnologia e le A.I. (intelligenze artificiali) la facciano da padroni. E tutto ciò per l’abitudine ad affidarci completamente lasciando in panchina il solo strumento che ci rende umani: il pensiero critico.

La convinzione diffusa anche tra gli esperti è che le A.I siano di gran lunga superiori all’intelligenza umana. Se misuriamo l’intelligenza in termini di efficienza e velocità sicuramente. Ma siamo davvero sicuri che questa sia l’unica misura possibile? Occupandomi di Intelligenza Emotiva, credo che ciascuno di noi abbia un potenziale nascosto di cui non è del tutto consapevole e che spesso non si vuole esplorare per pigrizia. In questo modo ci si fa attrarre dalle sirene del divertimento ad ogni costo che rende le nostre giornate meno dolorose ma svuotate di senso. Questa inerzia intellettuale  che ci induce ad affidarci totalmente agli algoritmi è dovuta alla poca stima delle nostre potenzialità.

Così facendo, smettiamo di credere nelle nostre possibilità diventando degli zombi. E ancor peggio, smettiamo di lottare per la cosa più importante la nostra libertà. Senza alcuna consapevolezza ci stiamo creando quella prigione che limita le nostre capacità e le nostre ambizioni, esattamente come le detenute che incontro il venerdì pomeriggio. Esse preferiscono rimanere distese sulle brande a guardare la TV piuttosto che scendere al Gruppo d’ascolto. Come loro diventiamo indolenti nelle nostre “celle” mentali.

Quello a cui stiamo assistendo oggi non è il dominio di macchine troppo intelligenti ma la perdita della nostra coscienza. E sono d’accordo con Dufer ed altri studiosi contemporanei i quali sostengono che per difendere la nostra anima, abbiamo bisogno di trovare l’interdipendenza tra le discipline scientifiche, quelle tecnologiche, mediche, psicologiche, antropologiche ed esistenziali. Esattamente come facevano i filosofi antichi che approcciavano il caos con la complessità delle scienze.

A questo punto se ti stai domandando se affidare o meno le tue scelte alle tecnologie, chiediti anche come sta la tua autostima. Perché tu non hai bisogno di super algoritmi che ti sostituiscano ma hai bisogno di costruire o ritrovare quella stima di te che si è assuefatta.

Come? Il suggerimento questa volta ci viene da un’altra lettura. Mauro Crippa e Giuseppe Girgenti suggeriscono esercizi spirituali contro l’intelligenza artificiale riproponendo in chiave moderna il cammino dei classici: da Socrate e Paltone per conoscere noi stessi, passando per Epicuro godendo in modo autentico della nostra corporeità; incontrando Galeano e Agostino per amarsi e prendersi cura di sé. Per approdare ad Omero, Eraclito ed Aristotele che narrano la conoscenza di sé attraverso il gioco e la curiosità necessarie per conoscere ed insegnare. Concludendo con Ignazio di Loyola per accettare il grande tabù della nostra epoca, la morte.

Per rimanere lucidi e padroni di noi stessi dobbiamo continuare a conoscere, con la curiosità e il coraggio di esplorare il nuovo mantenendo vive le domande di sempre. Solo così possiamo vincere quel Nulla rappresentato nel libro La storia infinita che tutto ingoia. 

L’anima può avere tutti i colori dell’arcobaleno. Sarà  scura e apatica se smettiamo di sperare. Sarà piena di colore se continueremo a credere in qualcosa che ci elevi al di là delle illusioni quotidiane.

In questo articolo non ci sono tracce di intelligenza artificiale. Se è di tuo interesse ti suggerisco di leggere i libri citati e se ti senti smarrita/o e vuoi un aiuto professionale ti invito a contattarmi.

Approfondimenti

Benati P., Human in the loop. Decisioni umane e intelligenze artificiali, Mondadori

Crippa M., Girgenti G., Umano poco umano, Piemme

Dufer R., Critica della ragion demoniaca, Felteinelli

Ende M., La storia infinita, Longanesi

Pubblicato da Dott.ssa Anna Perna

Formatrice ad approccio umanistico esistenziale e Counselor Professionista Supervisore. Mi occupo da oltre 20 anni di apprendimento continuo, di sviluppo della persona e delle comunità. Sono appassionata d'arte e di viaggi e per questo sempre in cammino.

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