Non sono mai stata di indole mattiniera ma le luci dell’alba sono un presentimento della giornata. Talvolta mi sorprendo crogiolandomi in azioni quotidiane che si ripetono regolarmente giorno dopo giorno. Alcune volte le trovo noiose altre rassicuranti.
È incredibile ma ci sono azioni che compiamo quotidianamente: 10 minuti per fare colazione in 1 anno sono 7,6 giorni, in 5 anni 38 giorni, in 50 anni 380; 30 minuti di passeggiata in 1 anno sono 23 giorni, in 5 anni 456 giorni, in 50 anni 4563. Un’ora del nostro tempo di vita spesa per qualsiasi azione in 1 anno, fa 46 giorni, in 5 anni 228 giorni, in 50 anni 2280.
Eppure tutto fluisce in modo inconsapevole quasi fosse la vita di qualcun altro.
Dalla finestra di casa vedo tante cose. Quando mi sveglio presto sento il silenzio della città ed è un momento magico. È il luogo dell’attesa e dell’aspettativa di un nuovo inizio.
Ma cosa sono queste aspettative e se esistono, siamo così sicuri che siano da considerarsi come un brutto scherzo della mente?
Se è vero che le aspettative generano spesso sentimenti l’ansia e delusione, è altrettanto vero che possono essere fonte di enorme gioia come nel caso della nascita di un bimbo, di una promozione, una promessa mantenuta. Fanno parte della vita e dei rapporti. Sono parte stessa della natura di un rapporto.
Le relazioni si costruiscono sulla base di tacite promesse, reciproci impegni, quindi aspettative. E non è un caso che in molte società mantenere la parola data diventa un valore, un punto d’orgoglio, ciò che definisce una persona degna di fiducia.
Esse si fondano sulla storia di ieri proiettandoci nel futuro. E se è vero che, come sostiene qualcuno, diventiamo ‘custodi ‘ dei sentimenti passati, è ugualmente vero che i rapporti si nutrono di ciò che avviene oggi e che verrà domani.
La prima volta si prepara nell’immaginazione prima che nell’esperienza perché è un appuntamento con l’atteso, con il nuovo, con le aspettative che sono croce e delizia della vita. Dovremmo eliminarle, come direbbero i guru della vita, perché ci toglierebbero da una serie di inutili ansie sia nel lavoro che nella vita privata. Ma non è così. Perché in qualsiasi modo ed intensità, possono anche nutrirci.
Pur non essendo concrete come le finestre, però esistono. Hanno una genesi e solitamente definiscono il rapporto stesso con la realtà. Aspettiamo nella misura in cui entriamo in relazione con qualcosa.
Mi aspetto di prendere quel treno che per colpa del meteo ritarda. Mi aspetto di ricevere quella mail che risponderà alla mia richiesta di lavoro. Mi aspetto una promozione dopo tanto impegno e anni di dedizione. Mi aspetto di superare un esame perché ho dato il massimo di me. Mi aspetto che il giorno del compleanno qualcuno mi faccia gli auguri. Mi aspetto un risultato positivo perché dopo tanto amore ci si aspetta di essere amati. Mi aspetto….
Mi piace il tempo dell’attesa e la consapevolezza che sto giocando con la mia mente.
Non posso essere sicura che si realizzi esattamente ciò che ho immaginato ma la speranza è un sentimento bello e pieno di meraviglia.
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