Counseling in azienda e Benessere Organizzativo

Il bene che assicuriamo per noi stessi è precario e incerto fino a quando non viene assicurato a noi tutti e incorporato nella nostra vita comune.

Laura Jane Addams

La salute organizzativa si riferisce all’ insieme dei nuclei culturali, dei processi e delle pratiche organizzative che animano la convivenza nei contesti di lavoro promuovendo, mantenendo e migliorando il benessere fisico, psicologico e sociale delle comunità lavorative.Essi coincidono con la salute fisica e mentale, la soddisfazione lavorativa e il senso di autorealizzazione. Un numero sempre maggiore di aziende per incrementare i profitti includono nuove strategie che possano promuovere il benessere dell’ambiente di lavoro e delle relazioni consapevoli che se i lavoratori sono messi nella condizione di poter operare serenamente, si sentono a proprio agio e portano a termine i propri compiti in modo più naturale.

Quando è presente il benessere nei contesti lavorativi, produttività e creatività aumentano a vantaggio della buona riuscita del lavoro ottenendo risvolti ottimali per entrambe le parti, nell’ottica di considerare i lavoratori non più “risorse umane” da sfruttare ma persone al lavoro con una dignità e un valore.

Attraverso il Counseling possiamo rilevare i segnali di come sta l’organizzazione e ideare dei percorsi per migliorare notevolmente il clima.

Alcuni indicatori di benessere organizzativo che si tengonoin considerazione sono:

  1. senso di appartenenza all’organizzazione;
  2. sentimento di autorealizzazione e percezione del valore del proprio lavoro;
  3. condivisione dei valori dell’organizzazione;
  4. equilibrio tra vita privata e lavoro;
  5. relazioni interpersonali positive con i colleghi.

I fattori di rischio individuati dall’European Agency for Safety and Health at Work[2] a cui prestare attenzione sono invece:

  1. ambienti e attrezzature di lavoro come strumenti inadeguati o non disponibili;
  2. pianificazione dei compiti scarsa o monotona e ripetitiva;
  3. carico di lavoro eccessivo o ridotto;
  4. orario di lavoro poco flessibile,
  5. imprevedibile o prolungato;
  6. cultura organizzativa caratterizzata da cattiva comunicazione e difficoltà di problem solving;
  7. ruolo dell’organizzazione (difficoltà a identificare le responsabilità e i ruoli di ciascuno);
  8. progressione di carriera incerta,
  9. bassa retribuzione o scarso riconoscimento sociale del lavoro;
  10. autonomia decisionale ridotta o inesistente;
  11. rapporti interpersonali conflittuali tra colleghi,
  12. isolamento,
  13. mancanza di supporto sociale;
  14. conflitto casa-lavoro,
  15. difficoltà a bilanciare vita privata e lavorativa

È chiaro che senza consapevolezza non esiste possibilità di intervento perciò ti propongo una riflessione: rispetto a quanto descritto immagina una scala da 1 a 7 dove 1 corrisponde al minimo e 7 al massimo. Misura il livello di Benessere nella tua realtà lavorativa secondo la tua percezione.


[1] https://osha.europa.eu/it/publications/managing-psychosocial-risks-european-micro-and-small-enterprises-qualitative-evidence-third-european-survey-enterprises-new-and-emerging-risks-esener-2019

 Se lo ritieni utile puoi condividere l’articolo sui tuoi canali. Se vuoi una consulenza per approfondire questi temi scrivimi. 

Grazie per il tuo tempo!

Pubblicato da Dott.ssa Anna Perna

Formatrice ad approccio umanistico filosofico e Gestalt Counselor. Umanista convinta, mi occupo da oltre 15 anni di apprendimento continuo, di sviluppo della persona e delle comunità. Sono appassionata d'arte e di viaggi e per questo sempre in cammino.

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