Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così.
Calvino, Il barone rampante
L’educazione dei sentimenti, degli entusiasmi, delle paure, è un tema delicato e attualissimo perché mette al riparo da quell’indifferenza emotiva sempre più diffusa, per cui non si ha più risonanza nei confronti delle persone.
Il primo contatto con il mondo interiore avviene attraverso la relazione con le figure di riferimento ma poi cosa tiene vivo quell’interesse?
La lettura dei romanzi è sempre stata importante per comprendere se stessi e gli altri. Come lo sono il teatro, le canzoni e le diverse forme d’arte.
Comprendere l’amore poi è complicatissimo. Perché molto spesso viene confuso con qualcos’altro.
Per comprendere le cose della vita interiore talvolta bisogna allontanarsi. Come fa Cosimo, il protagonista de Il barone rampante, che sceglie di passare le sue giornate ad osservare il mondo dall’ alto.

Prendere le distanze dai sentimenti che ci rendono vulnerabili e invischiati è fondamentale. Perché quando stiamo troppo vicini alle cose perdiamo la prospettiva.
Nel libro di Calvino, Cosimo incontra dopo tanti la ragazzina che aveva amato. E nonostante il tempo sia passato si scoprono, si conoscono, “si sanno” e si riconoscono. Perché conoscere -come suggerisce Stefano Mola* – presuppone una durata nel tempo. Sapere suggerisce qualcosa di già presente e scolpito, dunque di istantaneo. Per farlo c’è bisogno di tempo. Il tempo anche per vivere esperienze diverse come fa Viola che vive altre avventure.
Ma Cosimo ha deciso di rimanere fuori dal mondo. Sta sugli alberi e la conoscenza di sé è più difficile, più frammentaria, più fragile. Ed è per questo che non si era mai saputo. Per sapersi, bisogna interagire. Perché è attraverso la relazione che ci compiamo.
La solitudine dei momenti privati servono per rimanere in contatto con noi stessi. Ma salendo sugli alberi si perde qualcosa.
L’amore per esempio non si può imparare guardando dall’alto, ma solo attraversandolo come esperienza. Conoscendolo.
In una storia d’amore non si è mai alla pari. Perché la consapevolezza di sé – il sapersi- non è mai uguale.
È piuttosto un equilibrio delicato e fragilissimo. Tanto che, pur essendo probabilmente fatti l’uno per l’altra, nessuno dei due riuscirà a rinunciare a quel tanto di sé necessario ad andare oltre, a completare quel mai essersi saputi.
Così sono le cose dell’amore. Uno scambio dialettico fatto di parole e gesti dove tra un intervallo e l’altro si coltiva quel sentimento che oscilla tra una fusione e una distanza.
[*tratto dal blog di Stefano Mola]

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