L’elaborazione del lutto con la scrittura e il counseling
Il dolore è qualcosa di cui non possiamo fare a meno. Fa parte della nostra natura di esseri viventi e nonostante le diverse capovolte creative che ci inventiamo per eluderlo, esiste.
Ogni perdita, che sia di una persona cara, di un animale o una situazione piacevole che c’era e che non c’è più, viene vissuta come un lutto.
Ripresento un vecchio articolo perché in questo momento sto aiutando diverse persone a superare questo momento della vita così drammatico.
Lo facciamo scrivendo, osservando cosa succede momento dopo momento nelle diverse fasi. È un lavoro spesso doloroso ma liberatorio.
La scrittura guidata, la totale accettazione e l’ascolto senza giudizio sono gli ingredienti che muovono il mondo interiore, portandolo in contatto con la parte più resiliente della persona.
Avere un metodo semi strutturato e la possibilità di confronto, creano nella persona fiducia, allontanando lo spettro della solitudine.
Elaborazione un lutto significa rielaborazione emotiva dei significati, dei vissuti e ricordi legati alla perdita della persona o della situazione con la quale si era sviluppato un legame affettivo significativo, interrotto dalla perdita.
In senso allargato è un lutto anche perdere la salute a causa di una grave malattia o perdere il lavoro.
Nel lavoro di scrittura si crea una dimensione intima dove potersi esprimere liberamente, avendo l’opportunità di dare voce alle proprie emozioni più profonde.
A seconda dell’intensità del legame affettivo interrotto e delle sue modalità, può essere di durata e complessità variabile.
Solitamente dopo 5 incontri si acquisisce una certa dimestichezza con il metodo e si impara a parlare di ciò che si sente. Questo non significa che il lavoro sia concluso perché l’elaborazione di un lutto potrebbe durare anche un anno se non di più a seconda del vissuto di ogni persona.
Ma la consapevolezza di saperlo gestire con un metodo e la possibilità di un confronto autentico, solitamente allevia il dolore.
La sua durata dipende anche dalle diverse fasi che bisogna attraversare per potersi nutrire di quell’esperienza e farla diventare parte di ciò che diventiamo.
Il modello a cinque fasi di Elisabeth Kübler-Ross, permette di capire le dinamiche mentali più comuni della persona cui si è diagnosticata una malattia terminale. Gli psicoterapeuti lo hanno trovato valido anche quando si debba elaborare un lutto affettivo o ideologico. È un modello a fasi, e non a stadi. Le fasi possono alternarsi e ripresentarsi più volte, con varia intensità e senza un ordine preciso: le emozioni non seguono regole ma, come si manifestano, così svaniscono, magari miste e sovrapposte.
Di seguito qualche approfondimento per iniziare.
Se vuoi saperne di più scrivimi alla mail annaperna74@gmail.com
- Fase della NEGAZIONE o del rifiuto: in questa fase la persona usa come meccanismo di difesa il rigetto dell’esame di realtà, e ritiene impossibile ciò che è accaduto. Per esempio, il rifiuto psicotico della verità sul suo stato di salute può essere utile al malato per proteggerlo dall’eccessiva ansia e per prendersi il tempo necessario a organizzarsi.
- Fase della RABBIA: incominciano a manifestarsi emozioni forti quali rabbia e paura, che esplodono in tutte le direzioni, investendo chi sta intorno. Una tipica domanda è “Perché proprio a me?”. È una fase molto delicata dell’iter psicologico rappresenta un momento critico che può essere sia il momento di massima richiesta di aiuto, ma anche il momento del rifiuto, della chiusura e del ritiro in sé.
- Fase della CONTRATTAZIONE o del patteggiamento: la persona comincia a verificare cosa può fare e in quali progetti può investire la speranza, cominciando una specie di negoziato che, a seconda dei valori personali, si può instaurare con parenti e amici, o con figure religiose. “Se prendo le medicine, crede che potrò…”, “Se comincio ad uscire, poi farò…”. La persona riprende il controllo della sua vita e cerca di riparare il riparabile.
- Fase della DEPRESSIONE: la persona comincia a prendere consapevolezza della perdita e del cambiamento in atto. In una malattia si manifesta quando questa progredisce e il livello di sofferenza aumenta. Questa fase viene distinta in due tipi di depressione: una reattiva e una preparatoria. La depressione reattiva è conseguente alla presa di coscienza di quanti aspetti della propria identità, della propria immagine corporea, del proprio potere decisionale e delle proprie relazioni sociali, sono andati persi. La depressione preparatoria ha un aspetto anticipatorio rispetto alle perdite che si stanno per subire. Qui, la negazione e la rabbia vengono sostituite da un forte senso di sconfitta.
- Fase dell’ACCETTAZIONE: quando la persona ha avuto modo di elaborare quanto sta succedendo, arriva a un’accettazione della propria condizione e a una consapevolezza di quanto sta per accadere; durante questa fase possono sempre e comunque essere presenti livelli di rabbia e depressione, che però sono di intensità moderata.
Per approfondire
Elisabeth Kübler-Ross, Impara a vivere impara a morire. Riflessioni sul senso della vita e sull’importanza della morte, Gruppo Editoriale Armenia S.p.A., 2001