Consapevole che il periodo non passerà in fretta comincio a pensare anche al dopo.
Quasi ogni persona si è abituata all’isolamento e nel bene o nel male ci stiamo adattando ad un nuovo stile di vita.
Ho però il sospetto che le persone non abbiano capito che nulla sarà come prima e non solo per gli effetti del coronavirus.
Tutti i cambiamenti epocali si manifestano con un’evento traumatico come la crisi del 1929 o andando in dietro lo scoppio della Seconda guerra mondiale o più indietro ancora. Ma gli storici ci insegnano che solitamente gli effetti del post saranno l’esito di processi che traggono la loro origine da ciò che già era in atto prima.
Come a dire che tutto era già pronto ad accadere.
A partire dalla rivoluzione tecnologica che stiamo sperimentando in questi tempi.
Quindi, pensando a quando usciremo nuovamente, non posso fare a meno di pensare che sarà un’utopia ritornare allo stesso tenore di vita.
Questo perché ci saranno inevitabilmente degli effetti sul piano sociale ed economico.
E secondo me dobbiamo già pensare a come organizzare la nostra vita facendo ‘con meno’ riscoprendo ciò che è Essenziale.
Il Coronavirus avrà soprattutto un impatto devastante verso chi ha di meno, chi è più esposto a rischi, chi non può contare su una struttura statale ricca e solida (Thomas Piketty, Branko Milanovic, Michele Boldrin) essendo questa pandemia “estremamente ingiusta nella distribuzione dei rischi”.
Riusciremo a fare meno dello shopping compulsivo, degli aperitivi e cene fuori casa più volte a settimana? Limiteremo le uscite fuori porta e il più possibile gli sprechi?
Passata la fase 1 del Covid ci accingiamo verso la riapertura. Tutti in attesa di riprendere le nostre abitudini. Tutti un po’ storditi e confusi.
Eppure tra la gente non sento vera gioia. Nascono invece nuove paure.
Paura di perdere il lavoro, paura di dover cambiare stile di vita, paura dell’altro. Riapriranno le attività, torneremo per le strade con la consapevolezza che seguire i ritmi biologici non è poi così male e la paura che il nostro vicino potrebbe essere l’untore. Senza avvederci che gli untori potremmo essere noi.
Dovevamo riflettere, pensare, leggere, studiare, imparare qualcosa di nuovo.
Alcuni lo hanno fatto. Altri hanno vissuto in apnea e ancora lo stanno facendo. In queste condizioni si evidenziano le piccolezze e le mediocrità della gente.
Grandi ego in piccole persone.
Ma nulla sarà come prima.
Forse saremo costretti a fare la lista della spesa e a comprare solo quello che manca davvero e dovremo imparare a chiederci se quello che stiamo comprando sia necessario oppure no.
Saremo costretti a chiederci cosa ci serve davvero per stare bene perché molti faranno fatica ad avere anche quello e il brutto è che non ci siamo abituati.
Ma per fare questo possiamo immaginare di dover partire per un viaggio che durerà per molti anni e nel dover preparare la valigia, immaginare di cosa veramente non riusciremmo a fare a meno.
Cosa porteresti di essenziale nella tua valigia?
A cosa sarai disposto a rinunciare?