Il senso della comunicazione polemica nel periodo del coronavirus

 

 

Polemos (Πόλεμος), nella mitologia greca era il demone della guerra civile.

Il combattimento (all’ultimo sangue) è alle radici della civiltà che chiamiamo occidentale, la guerra è l’attività che ha dato linfa e vita al mondo greco, poi latino, poi cristiano.

Ma oggi che dovremmo essere uniti nel combattere il mostro ignoto chiamato Covid-19, che senso ha continuare a praticare una comunicazione polemica?

 

Pare che sia una brutta abitudine italiana che ha come scopo quello di intervenire su tutto e in ogni circostanza, comprese quelle che non si conoscono.

È un vizio sempre esistito e praticato con forza soprattutto da quando figure di dubbia competenza (tra le altre cose neppure richiesta!), cavalcano a piè sospinto i talk show di tutte le reti nazionali. Sto parlando degli ‘opinionisti’.

Me lo aspetto dalle persone mediamente poco informate che cercano su Fb nuove rassicurazioni; me lo aspetto da parte dei politici che devono “vendere” il loro prodotto. Me lo aspetto dai sindacalisti che devono sollevare le questioni in un momento storico dove la loro voce pesa molto poco.

Non me lo aspetto invece, da professionisti come giornalisti che dovrebbero essere una finestra sui fatti della vita, da professori universitari nonché filosofi che, pur avendo buone idee, finiscono per non essere ascoltati a causa della loro tronfia ostentazione di superiorità.

Insomma, tutta la comunicazione mediatica sembra avere come scopo riempire 50 minuti di trasmissione per aumentare lo share, dividendo i telespettatori nelle tifoserie da stadio quando gli stadi sono necessariamente vuoti.

palla

 

Nella scelta delle informazioni da seguire per gestire questo caos mediatico, dovremmo chiederci con lucidità qual è il vero scopo di tale comunicazione e quali sono le vere priorità che emergono in questo momento di crisi mai visto in precedenza.

Ma per fortuna è possibile notare come cambia la comunicazione di esperti scienziati come i virologi, i medici di prima linea e tutti coloro che non aspirando a nessuna popolarità, continuando a fare il proprio dovere con etica, dignità e coraggio. La loro comunicazione è spesso pacata, oggettiva e ferma. Insomma, potremmo dire in termini tecnici assertiva.

Portare l’attenzione sulle motivazioni soggiacenti ai comportamenti svela spesso intenzioni manipolative che inducono per forza a mettere tutto in discussione. Comprese le prescrizioni sensate che chi governa in uno stato di emergenza cerca di mettere in atto per reagire ad una catastrofe come quella che stiamo vivendo.

Fare un esame di realtà allargando l’orizzonte nel quale siamo segregati, ci può servire per ristabilire la giusta prospettiva facendo chiarezza sulle priorità.

Nella scelta di quali informazioni seguire e quali no, sono dunque, sensibile a questi stili comunicativi.

Quindi, a chi mi domanda come faccio a districarmi nel mare delle informazioni da seguire, posso dire che la prima pulizia riguarda inevitabilmente questi due aspetti: le finalità di un’informazione e se mi aiuta a gestire le priorità del momento.

Quindi, sono solita mettere in pratica un vecchio suggerimento di una maestra del passato: scelgo accuratamente le informazioni da mettere nella testa!

 

Pubblicato da Dott.ssa Anna Perna

Formatrice ad approccio umanistico filosofico e Gestalt Counselor. Umanista convinta, mi occupo da oltre 15 anni di apprendimento continuo, di sviluppo della persona e delle comunità. Sono appassionata d'arte e di viaggi e per questo sempre in cammino.

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Ontologia, psicoanalisi, logica. Personale docente Università degli studi di Verona

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