È il giorno degli scrutini in uno dei tanti istituti di provincia. gli alunni non brillano certo, ma i prof danno il loro peggio sul versante sia umano che professionale. Una docente storica dà inspiegabilmente forfait alla sua festa di pensionamento, prevista nello stesso giorno, rendendo ancora più difficoltoso lo svolgimento dello scrutinio, durante il quale emergono tutte le nevrosi e i rancori repressi tutto l’anno dagli insegnanti. I punti nevralgici sono sempre gli stessi: saper comunicare, saper affascinare gli studenti, saper gestire l’aula con autorevolezza, saper tenere a bada genitori diventati sindacalisti dei figli e, infine, il senso stesso dell’Istituzione, obbligata a fare i conti con i capricci della politica e della burocrazia. Il caldo e la stanchezza dell’interminabile giornata, porterà tutti i protagonisti a scontrarsi ma anche a confrontarsi come mai hanno fatto prima sui temi fondamentali dell’insegnamento e dell’educazione senza dimenticare il punto di vista più importante. Quello degli studenti.
E’ la sinossi dello spettacolo “il 6 politico”, una commedia che vuole allontanarsi dal teatro come strumento di “distrazione di massa”, allo scopo di far conoscere e denunciare la situazione nella quale si trova la nostra scuola come Istituzione.
Con Rossella Famiglietti e alla Compagnia Salon Des Folies abbiamo voluto usare questa arte per manifestare il nostro impegno civile, creando un cortocircuito emozionale per smuovere le coscienze e stimolare la riflessione. L’ambizione è quella di rappresentare le vicende della vita reale, attraverso la metafora dello specchio nello specchio.

È una tematica complessa che va affrontata con attenzione e rigore e con ironia per contrastare l’atteggiamento di chiusura che spesso si verifica quando si parla di questo tema.
Già messo in scena più e più volte, la scuola è un ottimo contenitore per rappresentare i vizi della nostra società e per domandarsi perché un Pese moderno come vuole essere il nostro, non abbia investito di più nell’unico settore che “contribuisce a innalzare i livelli di sapere e le competenze delle persone, contrastando le disuguaglianze socioculturali, garantendo le pari opportunità di successo formativo ai giovani che sono i futuri cittadini”, come sostiene la nostra Professoressa Severi. E purtroppo le conseguenze sono spiacevoli ed evidenti a tutti.
La prima è costituita dagli insegnanti, molti dei quali o non sanno la loro materia o non la sanno comunicare nel modo giusto, o non sono abbastanza carismatici da affascinare i ragazzi, che solo se affascinati, trovano gusto e passione per lo studio. Perché quando si ha carisma e autorevolezza, la disciplina non è un problema.
La seconda è rappresentata dai genitori i quali, dopo che non hanno mai detto un no ai loro figli, invece di rimproverare la loro condotta, rimproverano la condotta dei professori. Facendo i “sindacalisti” dei loro figli, i genitori pensano di garantirsi il loro effetto e la loro stima, quando invece altro non garantiscono che un apprezzamento per la loro indolenza.
Infine, i vari Ministeri e le politiche scolastiche, totalmente scollegate dalle esigenze educative e formative e sempre più impegnate nelle logiche del mercato.
Da qui la nostra denuncia alla mediocrità perché, come dice il nostro vicepreside Arletti “questo 6 politico non accontenta nessuno ma è necessario” e perché al di là di tutte le riforme del sistema scolastico che si introducono ad ogni cambio di ministro, i “mali” della scuola sono palesi ma non si vogliono vedere nonostante la loro evidenza.
Ma io credo davvero che il teatro possa arrivare alle coscienze della gente e possa risvegliare gli animi assopiti, perché come dice bene Amleto: prima che sia tutto silenzio, “la vita si riduce a un ruolo che ognuno di noi deve recitare”.