Ultimamente ho letto un bell’articolo sul pensiero della filosofa Martha Nussbaum la quale spiega perché la fragilità non è una debolezza ma una qualità straordinaria dell’essere umano.
Per la Nussbaum, l’essenza della “buona personalità”, è quell’attitudine che ci permette di accettare l’insicurezza alla base dell’esistenza e di abbracciare l’incertezza. “ […] avere una sorta di apertura al mondo, una capacità di fidarsi di cose incerte al di fuori del proprio controllo, […].
https://www.ibs.it/fragilita-del-bene-fortuna-ed-libro-martha-c-nussbaum/e/9788815147066?inventoryId=47994807
Ciò significa basare il proprio approccio al mondo su una sostanziale fiducia nell’incerto e sull’accettazione di essere organismi vulnerabili.
In effetti, vulnerabili lo siamo e lo stiamo vivendo oggi con l’esperienza del Covid-19.
Ma è proprio attraverso questa esperienza che possiamo riscoprire la nostra forza, imparando fidarci degli altri oltre che a prendercene cura.
La natura umana necessita del rapporto sociale, ma questo stesso bisogno, esponendoci agli altri, può essere capace di distruggerci – penseranno le persone ciniche e disilluse, quelle che non vogliono più riporre le loro speranze in nulla al di fuori di se stessi.
” […] Ma la vita che non si fida più di un altro essere umano e non forma più legami con la comunità politica non è più una vita umana […]” dice la filosofa.
Credo che noi italiani siamo ancora troppo legati alla ‘mentalità del campanile’ che promuove la competizione piuttosto che la collaborazione.
Ma in un periodo come questo è chiaro che se si vince lo si fa tutti insieme.
È il momento di accettare la fragilità umana e proprio per questo unirsi in una continua negoziazione che chiamo l’arte dell’incontro.
In effetti, elaborare le nostre caratteristiche attraverso il pensiero e la ragione, rappresenta una delle nostre più grandi forze.