Lamentele, insoddisfazioni, reattività. Ecco gli alibi più pericolosi degli italiani!
Eternamente insoddisfatti e pieni di rancore, ci aspettiamo che qualcun altro si faccia carico di ciò che dobbiamo fare noi stessi.
Guardiamo troppo il giardino del vicino senza domandarci come quel vicino sia riuscito ad ottenere quel giardino – magari lavorando sodo, con perseveranza sì, ma anche con un attitudine a non mollare credendo fieramente in sè stesso e nel proprio progetto di vita.
Poche persone si domandano:
come posso vivere una vita piena, soddisfacente che vale la gioia di essere vissuta?
La maggior parte delle persone ci rinuncia.
Poi ci sono quelli che si arrovellano il cervello con l’intima illusione di cambiare il passato.
Altri si riempiono di attività in modo frenetico e compulsivo quasi per non volerci pensare davvero.
Altri ancora cercano un ‘guru’ (uccidiamo tutti i Budda!) che gli dica cosa fare.
Io dopo tanto cercare ho riscoperto 3 passi importanti che ho avuto sotto il naso studiando un po’ di filosofia.
Infatti, è proprio Kant che ci ricorda le regole per una vita piena e gioiosa:
- qualcosa da fare,
- qualcuno da amare,
- qualcosa in cui sperare.
Tutt’altro che semplice perché ogni passo va cercato, voluto, agito.
Con determinazione e coraggio.
E soprattutto senza alibi!
Riferimenti
- R. Ciafardone, La «Critica della ragion pura» di Kant. Introduzione alla lettura, Roma, Carocci
- S. Kopp, Se incontri il Budda per strada uccidilo, Roma, Astrolabio