il percorso di counseling dal punto di vista di una formatrice
Come già descritto altrove, la mia base epistemologica parte dall’educazione e la formazione di sé. Quindi la pedagogia, la didattica e la filosofia sono parte integrante della mia visione. Il counseling è dunque, un processo di crescita e di conoscenza di sé stessi nel mondo. E’ una pratica che mette in atto l’antico monito dell’oracolo di Delfi:
Conosci te stesso
Secondo il filosofo e sociologo Umberto Galimberti nel Dizionario di Psicologia, (Torino, UTET, 2006) «la pratica di counseling consente ad un individuo una visione realistica di sé e dell’ambiente sociale in cui si trova ad operare, in modo da poter meglio affrontare le scelte relative alla professione, al matrimonio, alla gestione dei rapporti interpersonali, con la riduzione al minimo della conflittualità dovuta a fattori soggettivi»
Il termine counseling indica un’attività professionale che tende a migliorare la qualità della vita delle persone e delle organizzazioni. Già attivo alla fine dell’Ottocento nel mondo anglosassone, trova la sua massima espressione negli anni Trenta del Novecento ad opera di Rollo May e Carl Rogers.
Questa pratica nasce con lo scopo specifico di orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità dell’individuo e della comunità, promuovendone atteggiamenti attivi, propositivi e stimolando le capacità di scelta.
L’attività di auto osservazione del counseling, ci consente di
mantenere un certo equilibrio con la quotidianità riattivando le nostre risorse interiori.
Nei gruppi è un valido strumento per mantenere un equilibrio ecologico, funzionale e produttivo.
Non si occupa di patologie ma di normalissime crisi di passaggio che possiamo incontrare durante la nostra vita:
- CRISI EVOLUTIVE: nascita, adolescenza, adultità, terza età, vecchiaia, morte
- CRISI ACCIDENTALI: incapacità di scegliere, perdite, lutti, sconfitte, separazioni, malattie, fallimenti, incapacità di farsi capire ecc.
IL SENSO DI SOLITUDINE E LA PRATICA DI COUNSELING
Perché c’è bisogno di figure come i counselor? Perché nella storia dell’uomo questi passaggi esistenziali sono sempre stati affrontati insieme ad una figura di sostegno. Erano gli sciamani, i saggi, i preti e i buoni insegnanti. Erano quelli che attraverso la ritualizzazione collettiva fornivano contenimento, sostegno e consolazione.
Purtroppo nella civiltà liquida contemporanea, i riti e i rituali collettivi sono stati perduti e le persone vengono lasciate ad affrontare le proprie crisi in solitudine.
In questo stato di isolamento emotivo, la tendenza è quella di perdersi in un vuoto di senso che può essere colmato attraverso questo tipo di percorso.
IL COUNSELOR E IL POTERE TRASFORMATIVO DELLA RELAZIONE
Il counselor è un esperto nelle dinamiche relazionali che ha conseguito un diploma dopo un percorso della durata di tre anni e che continua a seguire aggiornamenti e supervisione, per migliorare la propria professionalità.
Non è ne’ psicologo ne’ psicoterapeuta ma può lavorare in equipe con loro.
Aiuta e sostiene i gruppi e le persone attraverso l’ascolto e la dialettica per far superare situazioni «irrisolte» e riacquisire fiducia e chiarezza nell’ affrontare le decisioni della vita.
A CHI È RIVOLTO
È indicato in quelle situazioni in cui la persona si trova in contatto con il disagio, che non dipende da una patologia ma dalla propria visione del mondo.
Chi si approccia alla pratica di counseling non è “malato” ma vuole solo superare un momento critico attraverso un confronto empatico e professionale, per crescere.
COME FUNZIONA
Il percorso parte dopo un incontro in cui l’esperto counselor definisce insieme al cliente i confini della situazione da affrontare. In questo viaggio d’esplorazione, il cliente si assume la responsabilità delle proprie scelte o non scelte. Insieme si stabiliscono il numero degli incontri, il costo e la cadenza degli stessi.
LA MIA BASE EPISTEMOLOGICA
Come esperta in educazione degli adulti il percorso di counseling è direttamente influenzato alle pratiche d’apprendimento e non solo dallo studio delle teorie psicologiche. Alcuni libri che hanno influenzato il mio approccio:
Zygmunt Bauman, Società liquida
Piero Bertolini, L’esistere pedagogico
Gregory Beteson, Verso un’ecologia della mente
Italo Calvino, Lezioni americane
Carlos Castaneda, A scuola dallo stregone
Duccio Demetrio, Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé
Fedor Dostoevskij, I fratelli Karamazov
Heinz Von Foester, Sistemi che osservano
Umberto Galimberti, Il corpo
Carl Gustav Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo
Malcom Knowless, La formazione degli adulti come autobiografia
Charles H. Kahn, Platone e il dialogo socratico
Sheldon Kopp, Se incontri il buddha per strada uccidilo
Rollo May, L’arte del counseling
Fritz Perls, La terapia gestaltica parola per parola
Maurice Merleau- Ponty, Senso e non senso
Jacob Levi Moreno, Principi di sociometria, psicoterapia di gruppo e sociodramma
Carl Rogers, La terapia centrata sul cliente
Goliarda Sapienza, L’arte della gioia
Konstantin Stanislavskij, Il lavoro dell’attore su se stesso
Edith Stein, Il problema dell’empatia
Paul Watzlawick, Pragmatica della comunicazione umana
Simone Weil, L’ombra e la grazia
Donald Winnicot, Gioco e realtà