Essere testimoni nel mare dei rapporti
L’interpretazione fenomenologica disegna un soggetto che è parte attiva della realtà in cui vive e che si confronta con gli altri. Si tratta di una soggettività razionale, emotiva, concreta quanto sono concrete le mani, i piedi nudi e l’iride dell’occhio con cui si guarda. Infatti, se quello da cui prendiamo l’avvio è soggetto in carne ed ossa, allora il coinvolgimento che si propone necessario al fine di innescare meccanismi di conoscenza è anche contatto e relazione corporea, tangibile.
Se il soggetto che considero è un’entità psicofisica, corpo biologico, mentale e storico, allora posso immaginare che possieda altri modi, oltre la parola, come opportunità di comunicare.
Il corpo è anche il primo collegamento tra due soggetti.
Il contatto con il mondo si apre da uno sguardo fisico, fatto di mani, pelle e odore. Considerare il linguaggio silenzioso del corpo, nelle sue declinazioni, diventa un coinvolgersi, confrontarsi con una condizione di cui si è parte. La realtà acquista senso nella relazione tra oggetto e soggetto, soggetto e alterità, nella rete di legami che interconnette tutte le parti della vita e dell’esistere. Il corpo, come limite tra pelle e aria, il mondo dentro e fuori di noi. Il corpo che si ha, il corpo che si è. Luogo di incontro tra noi e ciò che è oltre. Un luogo d’interesse centrale per filosofi, critici letterari, storici, sociologi, psicologi, che ha spinto ad approfondimenti e problematizzazioni della nostra complessa e articolata dimensione corporea[1].
Il corpo non conosce attraverso la capacità dell’intelletto di distanziare le cose astraendole; in questo senso il corpo è portatore di un sapere che va oltre schemi mentali e che rompe binari già costruiti.
E’ l’essere consapevoli che muoversi, camminare, parlare non sono mai solo e soltanto spostamenti fisici, ma possibilità mentali di costruzioni di senso e di significato.
Attraverso la gestualità dà significato alle emozioni interiori, che altrimenti non potrebbero essere visibili. Ed è attraverso la gestualità che ci si rapporta con l’altro, definendo le relazioni in gioco.
Questo incontro si lega ad un concetto di estrema rilevanza, dal punto di vista di ogni relazione: l’entropatia[2]. Il riconoscimento dell’altro avviene attraverso il riconoscimento del corpo.
Ogni tentativo di comprensione dell’altro crea nuove possibilità di comprensione del sè. E’ un processo circolare di comunicazione, che tiene in considerazione me stesso mentre cerco l’altro. Questo movimento entropatico si avvale della circolarità della comunicazione, che costruisce continuamente significati.
Se l’incontro è incontro di corpi, l’incontro è incontro di corpi in relazione. L’incontrare, infatti, appartiene alla corporeità perché
ciascun corpo è la memoria di un itinerario percorso e possibile, è la tela sulla quale dipingiamo luoghi, i momenti e le persone dalle quali ci siamo lasciati influenzare.
Ogni segno, ogni linea, ogni ruga, ogni ferita diventa un racconto autobiografico che svela l’esperienza passata.
Nella pelle è dunque espresso il legame con ciò che è stato e l’opportunità di agire, relazionarsi, interagire ‘con’, la possibilità di intervenire su quanto non è ancora accaduto.
E’ nella sensibilità della pelle che incontriamo la presenza e con essa l’Essenza.
Disegni di Marc Chagal
[1] U. Galimberti, Il corpo, Milano, Feltrinelli, 1987
[2] R. De Monticelli, La Conoscenza Personale. Introduzione Alla Fenomenologia, Milano, Guerini e Associati, 1998 – P. Bertolini, Pedagogia Fenomenologica, Genesi, sviluppo, orizzonti. Firenze, La Nuova Italia, 2001.