La forza dei caratteri

ENNEAGRAMMA E GENESI DELLA PERSONALITA’

 

È nato, è nato! Finalmente è nato il mio nipotino Federico, l’ospite più atteso di quest’anno!

Lo guardo mentre con gli occhietti si guarda in torno e sul viso accenna buffe smorfie, le prime reazioni di questo lungo viaggio chiamato vita. E mentre rimango con il naso appiccicato al vetro della nursery a guardarlo tra gli altri piccoli, colgo già in lui una vaga impertinenza caratteriale. Che curiose queste personalità che nascono con un loro sapore, che si formano e si incontrano per poi lasciare qualcosa di sé. Quella dei caratteri è un’avventura irresistibile che dal sé ci proietta nella comprensione dell’altro. Questo luogo sconosciuto è stato studiato dalla notte dei tempi e da allora sono arrivati fino a noi diverse interpretazioni, dalle più esoteriche fino alla più scientifica descrizione nel DSM V.

Io mi sono avvicinata allo studio dell’Enneagramma, una “mappa” che descrive nove tipi di personalità e i rapporti tra di loro, che ne consente di individuare le tendenze principali, studiati sia da Gurdjieff che poi da Naranjo.

La ragione per cui si studia il carattere è per cercare di smettere l’abitudine di reificare l’amore: questo è un automatismo di sopravvivenza, di per sé adattivo, ma che diventa stabile per via che gli esseri umani si affezionano a tutto, il luogo di nascita, le persone conosciute, e anche il carattere. Ci sono persone che pagherebbero per mutarlo. Ma il punto non è cambiare il carattere, basta smettere di credergli, di affidargli il controllo dei comportamenti. Staccarsene un po’ non significa smettere di essere specializzati, quello che cambia è che non si vede più l’amore come una cosa ma come un’esperienza e si diventa un po’ meno noiosi.

In ogni caso, anche smettendo di reificare l’amore, non mutiamo la nostra specializzazione: è come quando si impara la strada per raggiungere un posto. Possiamo smettere di frequentarla, ma sapremo sempre come è fatta e dove porta. Un carattere è un’abilità, se smette la necessità l’abilità comunque rimane.

In questo modo, chi impara a conoscerlo può smettere di interpretare un personaggio e il suo copione per  diventare persona,

libera di scegliere!!

 

MORFOLOGIA DEI CARATTERI

I caratteri si formano secondo tre grandi categorie generali che sono Pensiero, Sentimento, Azione (Istinto) a cui fanno capo i nove enneatipi e i ventisette sottotipi.

I caratteri di Sentimento (orgoglio, vanità, invidia) hanno reagito al trauma della nascita con risentimento, un moto di odio-amore verso la madre che non soddisfa più il desiderio originario di simbiosi. Di conseguenza hanno sviluppato uno stile di attaccamento ambivalente e nelle relazioni sono alla ricerca di quell’ unione idilliaca che hanno perduto idealizzando l’altro. La ricerca dell’amore è il fulcro della loro vita, la loro felicità è nell’essere amati dagli altri.

I caratteri di Pensiero (avarizia, paura, gola) hanno reagito con diffidenza alla separazione dalla madre, infatti in seguito sviluppano uno stile di attaccamento evitante (Strange Situatuion, Ainsworth e colleghi nel 1978), nelle relazioni prediligono mantenere sempre la giusta distanza, infatti il tono emotivo di base è la paura. Non fidandosi completamente usano il pensiero per distaccarsi dagli altri, per avere un loro rifugio, non temono quindi la solitudine, si perdono nei loro pensieri, i loro occhi sembrano più rivolti ad osservare il loro mondo interiore piuttosto ciò che sta fuori.

I caratteri di Azione-Istinto (lussuria, accidia, ira) hanno reagito con la disillusione alla separazione materna, hanno perso le speranze di ritrovare quell’armonia, quella completezza della vita intrauterina. La mancanza di idealizzazione materna li ha indotti a raffigurarsi e a rapportarsi con la madre come fosse una loro pari,  sviluppando uno stile di attaccamento disorganizzato. È come se questi caratteri girando le spalle alla madre avessero deciso di compensare l’amore perduto attraverso l’azione, non crogiolandosi troppo nei pensieri e nei sentimenti per cui la visione della vita che ne risulta è un andare per il mondo a “fare”, con l’obbiettivo di ottenere potere.

ENNEAGRAMMA

STACCARSI DAL PROPRIO VIZIO PER FREQUENTARE LE VIRTU’

Non c’è nulla di religioso con questo! Il carattere è un’alterazione del nostro ecosistema interiore ed è per questo motivo che si pensa ad esso in termini di vizio. Insomma, è come dire che bere un buon bicchiere di vino è una delizia per il palato ma se ne beviamo troppo… Quindi se si immagina la parola vizio in questa senso si può immaginare la virtù come la direzione opposta, quella che riporta equilibrio. La virtù infatti è un atteggiamento funzionale che serve a ripristinare un ecosistema. Il problema della pratica della virtù è la tolleranza della frustrazione.

Insomma, caro Federico, il punto è che non serve avere un altro carattere, perché sarebbe semplicemente come cambiare ideologia per assumerne un’altra. Ciò che ti auguro è di imparare a non prenderti troppo sul serio, staccandoti presto dalla tua fissazione, che naturalmente svilupperai. Ti auguro poi di accettare che le persone abbiano i loro specifici e assurdi rituali più o meno disfunzionali, dato che: tanto non smettono di averli neanche se li ammazzi e tanto li hai anche tu!

Se ti interessa questo argomento continua a leggermi nei prossimi articoli!

Per approfondire

Claudio Naranjo, Carattere e nevrosi. L’enneagramma dei tipi psicologici, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1996

Almaas Haamed Alì, L’enneagramma delle idee sacre. Aspetti molteplici dell’unità. Casa editrice Astrolabio-Ubaldini, Roma, 2007

Beesing Maria, Nogosek Robert, O’ Leary Patrick, L’Enneagramma, un itinerario alla scoperta di sé. Edizioni San Paolo Cinisello Balsamo (MI) 1993

 

Pubblicato da Dott.ssa Anna Perna

Formatrice ad approccio umanistico filosofico e Gestalt Counselor. Umanista convinta, mi occupo da oltre 15 anni di apprendimento continuo, di sviluppo della persona e delle comunità. Sono appassionata d'arte e di viaggi e per questo sempre in cammino.

2 pensieri riguardo “La forza dei caratteri

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