La meraviglia nasce nella complessità

Sembra una pipa.
Guardandola, chi potrebbe pensare il contrario?
Eppure, Magritte gioca con la sua ironia e ci ricorda che no, non è una pipa. È solo il disegno di una pipa. O forse è un’idea di pipa. O forse è una presa in giro.
O forse… beh, forse è l’occasione perfetta per chiederci quante altre cose crediamo di vedere “per quello che sono”, quando invece sono soltanto rappresentazioni, semplificazioni, scorciatoie della mente.
E allora viene da chiederselo:
se una pipa può non essere una pipa… quante “certezze” della nostra quotidianità meritano un secondo sguardo?
Il nostro guaio è che viviamo in un mondo rapido, che ama le etichette veloci e le risposte nette.
La polarizzazione, in tutto questo, arriva come un assistente zelante: ci spiega tutto in due categorie, ci risparmia la fatica del dubbio, ci offre la comodità del bianco o nero.
Ma proprio come davanti alla pipa di Magritte, la domanda scomoda resta lì, in fondo alla mente: e se non fosse tutto così semplice?
O come si chiede il postino di Neruda: e se tutto fosse metafora di qualcos’altro?
La trappola del “o così o cosà”
Il pensiero polarizzato è comodo. Ci solleva dalla complicazione, ci permette di reagire invece di riflettere.
Ma la sua comodità è un inganno: riduce il mondo a linee grosse, rigide, e ci fa perdere la ricchezza delle sfumature.
Ed è proprio questa riduzione che rende la polarizzazione un terreno perfetto per manipolazioni, slogan estremi e narrazioni che giocano con le nostre emozioni, in particolare con quelle più immediate.
Emozioni che scattano, sentimenti che si imparano
Umberto Galimberti ci offre una chiave essenziale:
le emozioni sono innate;
i sentimenti, invece, si apprendono.
La paura scatta da sola.
L’odio si costruisce.
La rabbia esplode.
Il risentimento cresce.
Gli slogan polarizzanti lavorano esattamente così: prima attivano un’emozione primaria, poi la consolidano in un sentimento appreso.
Si parte dal “ho paura” e si arriva al “ce l’ho con loro”.
Un processo silenzioso, ma potentissimo.
La complessità come gesto di libertà
Resistere alla polarizzazione non significa stare nel mezzo per principio.
Significa riconoscere quando la realtà viene ridotta a due alternative che non la rappresentano davvero.
Significa chiedersi: “E se fosse come la pipa? Se quello che vedo fosse solo una versione, un’immagine, un’interpretazione?”
Accogliere la complessità è un modo per recuperare spazio mentale, per restare liberi, per non farsi trascinare da chi vuole semplificare il mondo fino a trasformarlo in un menù di scelte obbligate.
La meraviglia è nelle sfumature
La polarizzazione vuole convincerci che il dubbio è un nemico.
La complessità ci ricorda invece che il dubbio è una porta. Perché chi dubita cerca, si informa, approfondisce. E chi ha le informazioni ha
Una porta attraverso cui entrano le sfumature, i dettagli, le contraddizioni, le possibilità inattese.
Una porta attraverso cui torna la meraviglia — quella delle cose che non si lasciano ridurre, che non stanno mai davvero da una parte sola.
Perché, proprio come la famosa pipa che pipa non è, la realtà non si offre mai in modo così semplice.
La bellezza non abita nei poli opposti.
La bellezza è nella complessità.
Ed è proprio lì che, smontando le facili polarizzazioni, possiamo tornare a trovare la meraviglia.
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