Ombrelloni

Rimini, a maggio, è davvero splendida. La spiaggia, lunga e sconfinata, sembra non finire mai. Quei venti ombrelloni, distribuiti a macchia di leopardo, sono già la promessa dell’estate imminente. Una stagione che, presto, cambierà completamente il suo paesaggio. Camminare nell’acqua fresca, con il sole che finalmente scalda dopo il lungo periodo umido di pioggia, è un toccasana per il corpo e per l’anima.

Certamente, il mare non è bello come in altre località, a causa del fondale, ma la libertà che si prova nel guardarlo è impagabile. È una libertà che sembra riempire ogni vuoto, uno spazio mentale che si dilata e accoglie il respiro della natura.

I bagnanti sono sempre gli stessi, pur essendo diversi. C’è la mamma con il bambino che gioca sulla sabbia, felice di costruire le piste per le biglie sempre destinati a sgretolarsi. E poi c’è quella che lo rincorre, perché è ancora troppo presto per fare il bagno. C’è quello che non può fare a meno di ricoprirsi di sabbia, quasi fosse un rituale, e la coppia che si scatta i primi selfie. Saranno solo i primi di tanti, e chissà se li riguarderanno mai. Sono scene che si ripetono ogni anno, immutabili eppure sempre nuove, parte di un tempo che si muove con ritmi lenti e familiari.

E come dimenticare l’odore del mare? Quel misto inconfondibile di salsedine e alghe, che si mescola con il profumo dolciastro della crema solare. Un odore che sa di estate, di libertà e di promesse. Ogni volta chiudo gli occhi e inspiro profondamente, mi sembra di poter trattenere dentro di me tutto il mare, come se potessi portarlo via e conservarlo per i mesi più freddi. Come la fragranza che uso da vent’anni: un profumo che racchiude in sé viaggi e sogni, come ogni fragranza di Comptoir Sud Pacifique. La storia di questo marchio mi ha sempre affascinato: nato da un viaggio in Polinesia nel 1974, l’anno in cui sono nata io, è un inno al desiderio di esplorare, di scoprire terre lontane. È una fragranza che invita a partire e a ritrovare quelle parti di noi che si nutrono di evasioni e avventure. Ogni volta che la indosso, mi sembra di portare con me un frammento di quei luoghi lontani, di terre che ho poi conosciuto da adulta viaggiando, ma che ancora rimangono nella mia immaginazione. Perché il mondo è grande, e ho ancora tanta voglia di esplorarlo!

Rimini a maggio offre molti spunti per riflettere sul contrasto tra presente e immaginazione. La spiaggia, ancora poco affollata, diventa un luogo sospeso, dove il presente si fonde con le aspettative del futuro e i ricordi del passato. C’è qualcosa di incompleto nel paesaggio: l’estate deve ancora arrivare, eppure il mare già promette calore, gioia e vita. Allo stesso tempo, la calma della primavera invita a guardarsi dentro, a immaginare mondi che non sono ancora reali o che forse non lo saranno mai.

Questo contrasto emerge in piccoli gesti quotidiani: un bambino che costruisce castelli di sabbia non pensa alla loro fragilità, ma noi, osservandolo, ci rendiamo conto che quei castelli sono metafore della vita. Anche le coppie che si scattano selfie vivono l’attimo presente, ma il loro gesto contiene un’aspettativa implicita: fermare il tempo, creare ricordi, proiettarsi in un futuro in cui quegli scatti saranno guardati e rivissuti.

In modo aggiornato, rimangono comunque le stesse scene dagli anni ’60 e ’70, quando la Riviera Romagnola era la capitale del turismo popolare italiano. Le spiagge si riempivano di famiglie che affollavano le pensioni e gli alberghi a conduzione familiare.

Era la Riviera delle pensioni economiche, dei pranzi fatti di lasagne e pesce fritto, delle lunghe giornate sotto l’ombrellone e delle serate trascorse a giocare a carte o a ballare nei locali. Ricordo quando avevo 16 anni. I primi amori, le serate in spiaggia, i seni che esplodevano come pesche e un desiderio di evadere, che mi portava con la testa da un’altra parte. Ma bello anche il ricordo delle serate a giocare a pinnacolo con gli astanti della Pensione Nella a Villamarina di Cesenatico, quei tornei che finivano tardissimo e gli sguardi furtivi e maliziosi che, tra una mano e l’altra, invitavano a rubare un bacio anche solo per un secondo. Perché altrimenti erano guai.

E poi le serate a ballare. Ce n’erano poche, perché non avevo certo la libertà che hanno le ragazze oggi! Ma quelle poche erano intense e memorabili. Ballare con la brezza salmastra che arrivava dalla spiaggia, e sentire il cuore che batteva forte per un sorriso o uno sguardo. Tornare a casa con le guance ancora rosse e stampare le foto: di due rullini da ventiquattro, ne venivano bene a stento una decina. Eppure, quelle dieci erano tesori che tenevo tra le mani, osservandole come se potessero trattenere per sempre quei momenti, quei volti, quelle emozioni.

C’è stata un’epoca in cui la Riviera era semplice, genuina, legata a una dimensione familiare e alla spensieratezza di un’Italia che si godeva il benessere costruito grazie agli anni del boom economico. Con il tempo, il turismo è diventato più internazionale e sofisticato. Oggi gli alberghi storici si sono modernizzati, offrendo servizi di alto livello, e al loro fianco sono sorte strutture di lusso che attirano non solo famiglie, ma anche viaggiatori alla ricerca di esperienze più esclusive.

La Riviera non è nulla senza Rimini, che non è solo spiaggia e mare. Negli anni ’80 e ’90 è diventata la capitale della movida italiana, un simbolo del divertimento notturno e della trasgressione. Le sue discoteche leggendarie – il Cocoricò, il Paradiso, l’Altromondo Studios – richiamavano giovani da tutta Italia e oltre. Io non l’ho mai sperimentata, ma ascoltavo i racconti delle mie compagne del liceo che avevano meno vincoli e potevano frequentarle.

La Rimini che ho nel mio immaginario è più quella di Federico Fellini, un luogo onirico e surreale, dove realtà e fantasia si intrecciano in un mosaico di ricordi, visioni e poesia. Fellini ha trasformato Rimini in un simbolo universale, una città che non è solo un luogo geografico, ma un microcosmo dell’animo umano: nostalgico, sognante, ironico e allo stesso tempo struggente. Oppure quella cantata da Fabrizio De André, una città con uno sguardo diverso, più dolce e malinconico. La sua Rimini è quella delle illusioni perdute e dei sogni infranti, una città che, dietro l’apparente leggerezza delle sue estati, nascondeva storie di disincanto e di umanità profonda. Oggi, quella Rimini fatta di eccessi e luci stroboscopiche si è in parte ridimensionata. Alcune discoteche storiche hanno chiuso, e la movida si è trasformata in qualcosa di più variegato: aperitivi in spiaggia, festival culturali, eventi enogastronomici e un ritorno a una socialità più intima. Ascoltando Rimini di De André, sembra che qualcosa della sua visione sia ancora lì, sospeso tra le vie della città: la consapevolezza che, dietro i sorrisi e il rumore delle onde, si nasconde sempre un’altra Rimini, più profonda e vera, fatta di storie che aspettano di essere raccontate.

Nonostante tutti questi cambiamenti, la Riviera ha saputo mantenere qualcosa di immutato: il suo calore umano. L’accoglienza calorosa, il sorriso di chi ti serve un caffè al bar, il dialetto romagnolo che riecheggia tra le strade. Nonostante l’evoluzione, conserva uno spirito fatto di semplicità, buon cibo, e il desiderio di far sentire chiunque a casa. Anche se tanto è cambiato, basta fermarsi un attimo sulla spiaggia, lasciare che il profumo del mare ti avvolga, guardare il sole che tramonta all’orizzonte, e tutto torna familiare. Un luogo dove ogni estate sembra eterna, dove il reale e l’immaginato si intrecciano, creando un’armonia fragile e sfuggente.

Se ti è piaciuto questo racconto e hai voglia di condividere i tuoi ricordi o le tue impressioni, ti invito a lasciare un commento. Sarò felice di leggere le tue esperienze e, perché no, continuare a viaggiare insieme attraverso le parole perché in ogni relazione c’è arricchimento.

Grazie per il tuo tempo!

Pubblicato da Dott.ssa Anna Perna

Formatrice ad approccio umanistico esistenziale e Counselor Professionista Supervisore. Mi occupo da oltre 20 anni di apprendimento continuo, di sviluppo della persona e delle comunità. Sono appassionata d'arte e di viaggi e per questo sempre in cammino.

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