Carcere, società e femminismo 4.0

La retorica del merito pervade da sempre e sostiene la società patriarcale che mette le sue logiche al servizio del capitalismo. Così tutti i dettami etici del merito vengono ingoiati e riletti in chiave di sfruttamento.

Occupandomi di carcere femminile, ho potuto constatare come molte detenute siano incriminate per gli stessi motivi per cui molte figure di potere vengono indagate e talvolta condannate. Sempre che il reato non cada in prescrizione! Ma non tutti siamo nati sotto la stessa stella, perciò assistiamo al costante perpetuarsi di ingiustizie contro individui che per un verso o per l’altro sono più a rischio.

In particolar modo le donne. Il dato nazionale indica che sono il 4 % e solitamente lo fanno e per reati minori, in condizioni socio-economiche precarie, con livelli di salute e di formazione più bassi, rispetto alla popolazione in generale.

Come Formatrice mi chiedo sempre cosa faranno queste persone una volta scontata la pena e quali azioni di empowerment siano possibili durante il periodo detentivo. Perché molte non hanno competenze certificate se non quelle per cui si trovano dentro! A parte il tono ironico  – unico modo per affrontare questo tema quando si va da loro, è interessante comprendere il loro punto di vista.

E siccome raccontarsi significa darsi un’identità e una possibilità di futuro, crediamo che ascoltare le loro storie sia un punto di partenza per ricucire gli strappi con il passato e con la società.

Il carcere essendo una istituzione totale e chiusa enfatizza le rappresentazioni sociali diventando luogo dove vengono perpetrati gli storici rapporti di potere degli uomini sulle donne.  Un luogo dove le dinamiche del patriarcato diventano molto più evidenti in tutte sue forme, a partire dagli spazi inadeguati per il diritto alla femminilità, alla sessualità e all’istruzione.

L’ immaginario patriarcale vede la donna detenuta doppiamente colpevole perché non rispecchia la “vocazione” di madre ad essa assegnata. È facile  attribuire loro l’etichetta di “madre indegna” non meritevole della patria potestà. Ma chiunque entri in carcere si accorge che il tema della famiglia è di vitale importanza per ciascuna di loro. Nei nostri laboratori è il valore che viene più nominato ed è anche una delle loro maggiori fonti di sofferenza. Togliere loro i figli significa togliere l’ unica ragione di vita e l’unica speranza per un futuro diverso.

Se il tema famiglia è molto delicato, lo è altrettanto quello legato al lavoro. Le attività per riqualificarsi ed inserirsi nuovamente nella società sono poche e poco collegate con la comunità esterna. Chi si metterebbe in casa una persona che nel CV alla voce esperienze lavorative inserisce un vuoto professionale perché ha passato un periodo in galera?

Eppure quell’ esperienza per molte donne è una fonte di resilienza se vissuta come esperienza da cui trarre insegnamenti. Purtroppo questo tema non ci sorprende visto che le risorse sono sempre troppo poche, nonostante sia un compito della società valorizzare al massimo le capacità dei soggetti affinché ciascuna possa realizzare al massimo se stessa.

Quello dell’ occupazione femminile è un tema caldissimo in tutto il paese e i dati nazionale lo classificano inferiore a quello di tutti gli altri Paesi dell’Unione europea (13,8 punti sotto la media europea). Figuriamoci se c’è posto per le reiette.

Così come nella società in generale assistiamo a casi di precarietà dovuti alla bassa istruzione, al carico familiare e alla dipendenza dagli uomini, così assistiamo  alle storie di donne che non avendo altre opportunità, ritornano sul “luogo del delitto” anche se la parità di stipendio, a partire da un salario minimo, darebbe loro la possibilità di svincolarsi da relazioni tossiche, diventando autonome per potersi autodeterminare.

In questo contesto sociale emerge si rimarca  il divario tra le donne che hanno più possibilità e quelle che addirittura non ne hanno. Le donne della classe professionale-manageriale relativamente privilegiate ci sono sempre state. Quelle che possiedono un buon livello di istruzione e che professano un femminismo 4.0. Sono quelle che vogliono scalare la gerarchia aziendale, che voglio essere trattate come gli uomini della loro stessa classe, con la stessa paga e lo stesso rispetto.

Questo però è un femminismo per il 1% perché ha poco da offrire alla vasta maggioranza delle donne che sono povere e che spesso finiscono arrestate per la loro condizione. È un femminismo selettivo che si rivolge a una nicchia che si adegua alle logiche maschili, patriarcali e neoliberiste.

Il tema del lavoro è strettamente collegato al tema della violenza di genere e a come spesso le donne non riescano ad uscirne proprio per mancanza di autonomia economica. E lo è se si pensa che solo attraverso di essa sia possibile acquisire la propria indipendenza.

Credo che sia il momento di aprire gli occhi  innescando quel processo virtuoso di cambiamento di cui esiste la necessità anche se latente. Servono azioni concrete affinché si possa parlare realmente di diritti, pari opportunità e di merito, perché anche se ci sentiamo assolti, nelle società siamo comunque tutti coinvolti!

Se ti interessa il tema e vuoi contribuire alla discussione raccontando il tuo punto di vista lascia un messaggio.

Per approfondire:

Aruzza, Bhattacharya, Fraser, Femminismo per il 99%. Un manifesto, ed. Tempi Nuovi.

Pubblicato da Dott.ssa Anna Perna

Formatrice ad approccio umanistico esistenziale e Counselor Professionista Supervisore. Mi occupo da oltre 20 anni di apprendimento continuo, di sviluppo della persona e delle comunità. Sono appassionata d'arte e di viaggi e per questo sempre in cammino.

Lascia un commento

Nemesys

Il mio modo di esserci

Il Diario di LaMeLa777

La mia vita qualunque!

nonsolobiancoenero

La vita è un’enorme tela: rovescia su di essa tutti i colori che puoi (Danny Kaye)

Ontologia Psicoanalisi Logica

Logica, filosofia della scienza. Psicoanalisi clinica didattica. Università degli studi di Padova.

La psicoanalista rinascimentale

Storie di follia ordinaria

Sicilia

Il nostro viaggio d'istruzione